Mesi che diventano giorni, i giorni si trasformano in ore e le ore divengono, tra ansia e trepidazione, minuti. Pochi, pochissimi, istanti e il suono del campanello alle 06.00 in punto annuncia, squillante, l’arrivo di maga Magò “’a parrucchier’”. A lei il compito di operare su chioma e make up per il grande ed irripetibile appuntamento: l’anteprim’. Qualche ora e nulla più per trasformare la piccola ranocchia nella regina del set.
“Duje colp’ ‘e luc’, nu poc’ ‘e riflessant’ e via. L’asciugatur’ ‘a facimme nu poc’ spettinat’, moss’”. Il dato è tratto, ma a dare il consenso sarà solo mammà che discreta e severa ascolta l’arringa sulla soglia del camerino. Un cenno del capo della condottiera e la nave può partire. In una magica danza di mescolii e travasi, i pennelli si muovono sulla folta chioma. Poche ore di posa e a danzare a ritmo di zac zac sono le forbici e poi le spazzole assieme al phon.
Lo sguardo di soddisfazione sul volto della coiffeur è più che eloquente “stai perfett’!” L’esclamazione suona come il gong sulla fine del primo round. Un rapido sguardo allo specchio per ammirare il capolavoro vanvitelliano ed un sospiro di pace placa le mille emozioni della preparazione. La gioia negli occhi della pargola rasserenano anche mammà che solo allora osa offrire alla guerriera il calomè della pace “mo facimme nu poc’ ‘e cafè”. L’aroma pervade la dimora e si mescola, da prassi, ai fumi del tabacco clandestino. Un time out durante il quale, tanto per non cambiare argomento, si passano in rassegna tempi, modi e costi per la celebrazione del grande evento. Il tempo non può sfuggire e l’equipe, a’ parrucchier’ ‘e a’ guaglion’, si rimettono all’opera.
Meglio non esagerare e conservare qualche cartuccia per il gran ballo. Per questo e non per altro, il trucco sarà moderato in quantità e tonalità. “E’ inutil’ ca t’ miette troppa robba ‘nfacc’ sinò rint’ ‘e fografì par’ arancion’. Mò facimme nu bell’ smochi ais e scassamme tutt’ cos’”.
Terminato il secondo round, tra soddisfacenti sorrisi, prende il via l’atto conclusivo del match: la vestizione. E lì sul candido letto della futura debuttante giace bardato come una reliquia “la veste” ed i suoi accessori. Sul fianco destro le calze, per camuffare i segni di un inverno non ancora dimenticato dall’epidermide e poi, lì, ai bordi del letto, la calzatura, di un accecante verde tiffany ed un discreto tacco 12, perfetti per l’occasione. Le mille bolle blu, gialle, e verdi, ovviamente, dell’abito richiamano gli entusiastici schiamazzi della compagnia della bellezza. Corrono come gli affamati verso il banchetto, mentre madre e figlia si crogiolano nella soddisfazione. “ma je nu maculat’ accussì nun l’aggio maje vist’!”
Ed eccola la bella di casa in tutto il suo splendore: pronta a valicare le porte del sogno al di là delle quali c’è lui. Il mago del fotoritocco, il re della posa plastica; Jenny ‘o fotografo. Un omino snello e basso quanto basta per giustificare il visibile rialzo delle appuntite scarpette nere, lucide come la creolina. La meraviglia contagia anche il maestro che ridestato dallo stupore incita l’assistente e dà inizio alla sessione: Ciro vuttamme ‘e man’, appicc’ ‘o farett’ e muovt’. Lei, la raggiante prima attrice, attende il comando: vieni avanti cosi, muov’ ‘e capill’, guarda accà, guarda allà. Una lenta litania che accompagna il passo della donzella attraverso il girone degli invidiosi: o’ condominio. Scalino dopo scalino, scatto dopo scatto, attenta a non inciampare nel codè del suo abito lungo a metà. Vittoriosa giunge, finalmente, al traguardo. La carrozza, è li che l’attende. Con sguardo sognante si volge verso la plebe. Saluta come solo una principessa sa fare; jenny jammucemme, amma arrivà ‘ngopp’ ‘a spiaggia. Lo strascico di curiosità e gelosia la insegue, ma la sua favola è solo all’inizio.
To be continued