Terza serata di eventi alla VII edizione dell’Italian Movie Award, il festival che premia gli attori italiani per i traguardi raggiunti nel mondo del cinema.
Carlo Fumo e Luca Abete introducono Luca Argentero ed Edoardo Leo, insignendoli del famoso “Vitruviano d’argento”. Tra il pubblico in delirio, gli studenti della Master Class 2015 hanno potuto avere il privilegio di conoscere volti noti dell’ambiente cinematografico, al termine delle lezioni svolte con docenti e professionisti del settore.
Il red carpet del Centro Commerciale “La Cartiera” di Pompei, accoglie il talento. Luca Argentero ed Edoardo Leo, premiati ieri per il film “Noi e la Giulia”, proiettato a fine serata, sono l’espressione della caparbietà e qualità del cinema italiano. Giovani, belli e con carriere ormai consolidate, i due attori vengono da un annata in cui hanno ricevuto meriti e premi quali il David Giovani, David di Donatello, Nastro d’Argento e Ciak d’Oro, per la pellicola sopra citata.
Spinto da Luca Abete, l’attore torinese descrive il regista-amico Edoardo Leo come, “un artigiano specializzato, che fa quello che fa mettendoci grande attenzione” . L’amatissimo Luca Argentero racconta della familiarità con cui ha lavorato in collaborazione con il giovane regista. In una digressione sull’alimentazione e stili di vita, tema associato al Festival e ai cortometraggi presenti in gara, l’attore piemontese conferma la sua idea che “noi siamo quello che mangiamo”.
Presente alla manifestazione anche l’artista partenopeo Salvatore Misticone, membro del cast di ‘Noi e la Giulia’ e noto al pubblico per la sua partecipazione al film “Benvenuti al Sud”. I tre attori, con gran piacere, si concedono ai lettori di Napolitan, rivelando aneddoti e sogni personali.
– Salvatore, da attore napoletano, quale consiglio daresti ai giovani talenti del cinema partenopeo?
Consiglio loro di studiare tanto. Io non l’ho fatto, ma conta. Da solo il talento non basta. Lo studio dà una marcia in più, soprattutto in questo mondo così precario. E poi conta l’umiltà. Anche quando mi riconoscono, sorrido e parlo con la gente, perchè io sono come tutti. Non bisogna mai lavorare per la fama, alla lunga non ripaga.
– Se dovessi cimentarti in una sceneggiatura ideale da interpretare, a quale ti ispireresti?
Ho sempre desiderato di dare nuova vita ad un’ opera di uno scrittore ucraino, Gogol’, incentrata sull’emarginazione sociale. Nel mio caso racconterei la storia di un extracomunitario.
– Edoardo, hai dubbi e perplessità all’atto della lettura di una sceneggiatura e prima di comunicare al tuo cast il da farsi per la pellicola da girare?
Certo che si, ma lo vivo come un momento tutto mio. Poi mi ripeto che andrà bene, deve andare bene, incontro gli attori e se sono convinto io, lo diventano in automatico anche loro.
– Quali sono i momenti indimenticabili dei tuoi esordi da regista? E i sogni futuri relativamente al lavorare dietro la macchina da presa?
Ho fatto una lunghissima preparazione tecnica prima di arrivare alla regia, è importante studiare. Ho spiato i registi e direttori della fotografia con cui ho lavorato. Poi mi sono detto “E’ ora che cominci a fare quello che vuoi davvero fare”. Quello è stato il momento indimenticabile. Il mio sogno da regista è di arrivare a lavorare al prossimo film, questo spero.
– Luca, dagli inizi della carriera ad oggi, il cinema ti è servito per una catarsi personale? In aggiunta, esiste un ruolo da cui difficilmente sei riuscito a liberarti?
Sono stato fortunato a intraprendere questo lavoro per caso. Mi è stata data un’opportunità, ma anche una responsabilità. Non è avvenuta alcuna catarsi, lavoro sul testo, leggo la sceneggiatura ed interpreto liberandomi di tutto. Riesco ad entrare ed uscire dai personaggi con grande facilità, senza restarne intrappolato, questa è una mia fortuna.