Realizzata nel 1470, è rimasta quasi del tutto sconosciuta al pubblico, fino al 2004: Guglia dell’Immacolata a Materdei.
Nel gennaio 2003, agli organi competenti giunse un accorato appello, con una proposta.
Portavoce di un desiderio dell’intero quartiere, Luigi Cirillo segnalava la bella guglia dell’Immacolata, da tempo immemorabile situata in un cortile, vero non luogo dell’indifferenza collettiva.
Quasi ignota agli studi, l’opera era adorata quotidianamente dal solo custode dell’ex-conservatorio della Concezione in via Amato da Montecassino.
Perché non trasferirla in un sito più degno e visibile, una piazza, uno slargo, magari quello, anch’esso abbandonato all’incuria, di via Falcando?
La proposta fu vagliata con la massima attenzione e l’idea accolta in via preliminare. Veniva a cadere in un momento fortunato per quell’area un tempo ridente di aranceti profumati, oggi parte del popoloso quartiere Avvocata, ai margini della Sanità. Con l’apertura della nuova stazione della metropolitana a Materdei, il progetto di riqualificazione interessava a macchia d’olio anche le strade adiacenti. Nel raggio di alcune centinaia di metri era previsto il totale rifacimento di marciapiedi, l’istallazione dell’arredo urbano, dissuasori e contenitori e di verdi alberi di tiglio.
Nel corso di successive riunioni venne migliorato e approvato il progetto esecutivo di via Falcando. L’obiettivo era trovare l’esatto equilibrio tra l’antico e il moderno, tra le esigenze della fruizione e quelle della riqualificazione urbana.
Quindi partì l’intervento di restauro della guglia, preliminare allo smontaggio e al successivo rimontaggio nella nuova sede ormai decisa.
La ditta affidataria dei lavori, provvide a consolidare e pulire gli elementi in piperno e quelli in marmo bianco di Carrara, aggrediti e corrosi dall’azione del tempo e dalla lunga esposizione all’aperto.
Grazie all’andito di servizio fu finalmente possibile verificare lo stato di conservazione della Madonna con il Bambino ad una distanza ravvicinata.
Purtroppo l’ossidazione della corona della Vergine, in bronzo dorato, era stato assorbito dal manto, ora striato in blu-turchese.
Al disappunto per la non completa reversibilità di questo fenomeno, il primo sopralluogo riservò comunque una piacevole sorpresa.
La scultura collocata sulla guglia settecentesca apparve subito opera ben più antica, di gusto chiaramente rinascimentale, in qualche modo affine ad opere celeberrime quale l’Arco di Alfonso il Magnanimo ed a quella bella teoria di Vergini in varie pose, oggi custodite nel Museo Civico di Castel Nuovo.
Sarà Luciano Laurana o Domenico Gagini? Ha sciolto il dubbio, il conforto di due specialisti di scultura, Francesco Abbate e Francesco Caglioti.
La costruzione del corpo principale risale al XVIII secolo e viene attribuita a Giuseppe Astarita che la scolpì in piperno e marmo bianco in tipico stile barocco. La statua con la Madonna e il Bambino (che a sua volta sostiene un libro), invece, è attribuibile a Domenico Cagini che la realizzò intorno al 1470, quindi molto prima rispetto all’opera dell’Astarita.
Mentre procedeva l’intervento alla guglia, si decise di completare il restauro della scultura in un ambiente idoneo.
L’opera venne trasferita in un laboratorio allestito a Palazzo Reale, dove fu affidata alle mani esperte e amorevoli di Luciano, Maria Rosaria e Daniela.
Impacchi successivi tesero a restituire coesione al marmo ormai zuccherino e a pulire le estese incrostazioni nere provocate dall’inquinamento atmosferico, i cui strati più superficiali furono rimossi a bisturi.
Progressive applicazioni ebbero il compito di schiarire quelle antiestetiche striature azzurrognole, penetrate purtroppo in profondità.
Un’opera già così tanto compromessa, non poteva tornare alle intemperie.
Sicché si decise di effettuare un calco in gomma siliconica e ricavarne una copia della scultura, anzi due.
Perché la prima sarebbe stata collocata sulla guglia nello slargo di via Falcando, l’altra affidata alla Parrocchia di Materdei, per soddisfare quel riaccendersi della devozione per questa icona della Vergine Maria.
Del resto ai lavori di rimontaggio della guglia, aveva assistito con trepidante partecipazione l’intero quartiere, ansioso di fruire quello spazio strategico per la comunità.
Nel giugno 2004 gli abitanti della zona applaudirono quanti avevano contribuito a realizzare un sogno, all’ombra del filare di arance.
Illuminata anche di sera, la guglia fu eletta a Simbolo della continuità e dei legami tra generazioni e secoli pur diversi e distanti, ma uniti dalla comune volontà di rafforzare memoria e identità della città.
Qualche tempo dopo vennero posizionate agli angoli, tra le panchine, anche le basi di piperno che giacevano abbandonate nello stesso originario luogo. Inoltre vennero restaurati i conci di tufo del muro di cinta del bel giardino dell’ex-Convento dei Servi di Maria.
Nella festività dell’Immacolata, i riti sacri in parrocchia e quelli profani nella sede monumentale di Castel Nuovo,sono dedicati alla medesima icona. La Vergine, un tempo coronata come una regina, regge tra le braccia un Bambin Gesù, con il libro ed il globo, consapevole del proprio potere e del proprio destino.
Sotto i piedi della Madonna, sotto lo scoglio, scolpiti in un raffinato bassorilievo, affiorano due minuscoli cherubini ridenti. I panneggi dell’abito drappeggiato, ricoperto dal mantello, hanno movenze sinuose ed eleganti e lasciano appena intuire un incedere solenne e lieve.
Ogni restauro, ogni recupero di un’opera d’arte apre una pagina di studio, stimolando nuove ricerche. La Vergine di Materdei, attribuita all’opera di Domenico Gagini, databile verso il 1470, sollecita un interrogativo al quale non si è trovata una convincente risposta. Da dove proviene la antica scultura?
Tra le ipotesi riguardo la sua realizzazione, si pensa che la statua, collocata probabilmente all’interno di Palazzo Sanseverino, fosse stata posta solo successivamente in testa alla struttura per fungere da modello alla realizzazione della Guglia dell’Immacolata in Piazza del Gesù.
Un’altra teoria, invece, propende nell’affermare che la statua si trovasse in una qualche cappella del quartiere, trasferita poi sulla guglia per darle maggior risalto.