“Una ragazzo solare e un grande lavoratore. Abbiamo perso nostro padre dieci anni fa e lui, dopo il diploma, ha deciso di lavorare nell’azienda di famiglia. Non ha mai fatto male a nessuno. Sabato siamo stati al matrimonio di nostra cugina. Era sorridente, felice. Quel sorriso sarà per sempre stampato nella mia mente. La nostra è una famiglia tranquilla, ma questo assurdo dolore per una inutile e inspiegabile vendetta sarà difficile da dimenticare.
Lunedì mattina verso le 8.30 mio fratello Giovanni era fuori al suo stand, era al telefono quando è arrivato questo signore che ha cominciato a urinare vicino alla parete della struttura. Vicino c’erano delle cassette con delle banane e mio fratello gli ha chiesto cosa stesse facendo e poi gli ha dato un secchio con dell’acqua. Questa persona, che peraltro viene spesso al mercato per acquistare qualche chilo di frutta, ha risposto: ”ho la prostata e faccio la pipì dove voglio io”. Poi gli ha scaraventato il secchio d’acqua contro. Mio fratello ha parato il colpo d’istinto. C’è stato un diverbio con qualche spintone e nulla più. Questo signore è andato via e noi abbiamo continuato a lavorare, alle 13 abbiamo chiuso gli stand come ogni giorno.”
Inizia così il racconto di Felice Galluccio, volto a ricostruire la dinamica dei fatti che hanno portato all’uccisione di suo fratello Giovanni, nell’ambito dell’esecuzione in piena regola, consumatasi, a colpi d’arma da fuoco all’interno del mercato ortofrutticolo di Volla.
«Ho visto mio fratello morire. Davanti a me, il petto insanguinato. L’ho guardato negli occhi mentre si accasciava senza forze, senza vita».
Felice è un testimone-chiave, la cui versione dei fatti, congiuntamente a quella fornita dagli altri testimoni oculari presenti sul luogo, ha consentito agli inquirenti di ricostruire quegli attimi di cruenta e feroce irruenza.
L’assassino ha sparato a freddo, ha premuto il grilletto per 4 volte e poi l’arma si è inceppata. Elemento che porta a dedurre che quest’ultima e fortunosa circostanza ha fatto sì che Felice non divenisse a sua volta bersaglio di quella follia omicida. Felice era a pochi metri da quella che repentinamente si è tramutata nella scena del crimine. Poco distante dallo stand “California”, tra lui e il killer solo una manciata di metri di distanza, un lago di sangue nel quale ha visto consumarsi la morte del fratello.
«Ha sparato anche contro di me – racconta Felice, nell’ambito di un’intervista rilasciata a “Il mattino” – ma non è riuscito a colpirmi».
«Noi apriamo gli stand ogni mattina alle 4. Abbiamo fatto lo stesso quel giorno. Ma alle 8.30, come lunedì mattina, all’improvviso ho sentito delle urla e la gente che diceva che c’era una persona con la pistola. Mi sono voltato e ho visto quella persona che aveva aggredito mio fratello che impugnava una pistola e che la puntava contro Giovanni. Nemmeno il tempo di pensare, un attimo e ha esploso il primo colpo. Giovanni è stato centrato alla spalla, poi il secondo colpo al petto. Io e Giuseppe Sarracino abbiamo tentato di fermare quell’uomo, ma lui si è voltato e con freddezza ha sparato all’addome di Sarracino. Poi ha sparato contro di me, senza riuscire a colpirmi. L’arma si è inceppata. A quel punto è scappato».
Dalla testimonianza di Felice emergono innumerevoli dettagli che ben incarnano l’inverosimile concitazione che ha scalfito quegli attimi, destinati a rimanere indelebili per il fratello della vittima. Felice, inoltre, dichiara di conoscere l’assassino di suo fratello: “Viene spesso al mercato, quasi ogni giorno. Acquista qualche chilo di frutta, spesso matura, e va via. Molte volte gli viene regalata per evitare che dia fastidio. Ha all’incirca quarant’anni. Dalle telecamere di videosorveglianza è stato visto arrivare in auto, parcheggiare e poi fare un bel po’ di strada a piedi prima di arrivare al nostro stand. Era tutto premeditato. Voleva uccidere mio fratello. Era venuto qui con questa idea e l’ha fatto. È un assassino.”
Difatti, oltre alle dichiarazioni dei testimoni oculari, un peso rilevante e determinante è senz’altro ricoperto dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza del mercato ortofrutticolo di Volla. Fotogrammi preziosi che raccontano del diverbio di martedì tra Salvatore Aveta e Giovanni Galluccio, dopo che il primo era stato redarguito animatamente per avere urinato di fianco allo stand della vittima dove erano adagiate le cassette di frutta.
Immagini che quindi immortalano il potenziale movente ed ancor più l’autentica spedizione punitiva organizzata per il giorno seguente dal 47enne Salvatore Aveta, originario di San Sebastiano al Vesuvio, con la complicità del figlio Ciro, appena diciottenne e del fidanzato della figlia, Michele Maio di 23 anni.
Gli elementi fin qui emersi hanno indotto il Pm della Procura della Repubblica di Nola, Antonella Vitagliano, a firmare i decreti di fermo per i tre autori del raid omicida.
I carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata sono riusciti anche a risalire a tempo di record alla provenienza dell’arma usata da Aveta. Si tratta di una pistola calibro 7.65 che recava ancora intatta la matricola. Il revolver risulta provento di un furto il 15 gennaio 2014 in un appartamento di Villa di Briano, in provincia di Caserta. Si cerca di comprendere, ora, attraverso quali canali l’omicida ne sia venuto in possesso e se questo sia frutto di suoi legami con ambienti della malavita di Terra di Lavoro.
Nelle prossime ore, quindi, sarà fissata l’udienza di convalida del fermo dei tre indiziati di concorso in omicidio e tentato omicidio aggravati. I tre dovranno comparire nel carcere di Poggioreale innanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di convalida e di applicazione di misura cautelare avanzata dal pubblico ministero. Intanto, si dovrebbe tenere in giornata l’autopsia sul corpo di Giovanni Galluccio. Attesa anche la decisione del magistrato che dovrà dissequestrare la salma per poter permettere i funerali.
Non è stata sciolta, invece, la prognosi per Giuseppe Sarracino, il 34enne di Marano, rimasto gravemente ferito nell’ambito dell’agguato: centrato da un proiettile all’addome, gli è stata asportata la milza. Le sue condizione sono ancora stazionarie.