Mentre a Napoli Est, lungo le strade del quartiere Ponticelli, sono in corso le riprese dell’attesissima seconda serie di “Gomorra”, la fiction campione d’ascolti targata Sky Atlantic, la realtà, come sovente ed amaramente accade, consegna stralci di vita vissuta ben più impressionanti di quelle trame, frutto della fervida fantasia di registi e sceneggiatori.
Scene ambientate sui tetti del centro storico di Napoli, usati come poligono di tiro dai “baby boss”.
Questo è quanto hanno scoperto i carabinieri nel borgo Sant’Antonio Abate, proprio lì dove poco meno di una settimana fa ebbe luogo una sparatoria nella quale rimasero coinvolti dei giovani ragazzi, in circostanze tutte da ricostruire per gli inquirenti.
Una pistola, 51 munizioni per armi e 22 cartucce per fucile: questo è quanto rinvenuto dagli uomini in divisa. E, sul tetto di un edificio dove abita il parente di uno dei giovani coinvolto nelle sparatorie è stato scoperto il poligono di tiro, con tanto di antenne paraboliche sforacchiate dai colpi. Sul terrazzo i carabinieri hanno trovato una dozzina di bossoli e, nei muri di confine, fori e ogive conficcate.
I giovanissimi killer della camorra, secondo gli investigatori, utilizzavano pistole vere con la medesima disinvoltura e dimestichezza con la quale i loro coetanei adoperano i joystick per consolle: i colpi venivano sparati in diverse direzioni, contro le antenne paraboliche e contro i muri di confine senza finestre; i proiettili di rimbalzo, però, avrebbero potuto colpire le persone che abitano nelle numerose case circostanti. Un pericolo enorme, non denunciato da nessuno dei vicini. Ma questa è “storia nota”.
La pistola calibro 9 parabellum con la matricola abrasa e le munizioni sono state trovate dai carabinieri in una busta nascosta dietro una struttura in legno, nel cortile della palazzina. Arma e bossoli saranno inviati al Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ris), per le analisi balistiche: l’obiettivo è verificare la compatibilità con quanto recuperato sui luoghi dove, negli ultimi giorni, si sono verificati l’omicidio di Emanuele Sibillo, 20 anni, elemento di vertice dell’omonimo gruppo camorristico di Forcella (ucciso la notte del 2 luglio), e il ferimento di tre giovani tutti minorenni, un 16enne e due 17enni, uno dei quali è ricoverato in gravissime condizioni nell’ospedale Loreto Mare di Napoli (avvenuto lo scorso 29 giugno).
Si tratta degli ultimi due fatti sangue avvenuti tra Forcella e i cosiddetti Tribunali. Teatro delle sparatorie è stata sempre via Oronzio Costa, nel quartiere San Lorenzo, nei pressi di Castel Capuano, ex sede del Tribunale di Napoli.
Una zona della città dove ora maggiore è la recrudescenza del crimine malavitoso le cui fazioni in lotta si stanno contendendo il controllo delle estorsioni e dello spaccio.
E questa è una realtà che non si spegne pigiando il tasto rosso del telecomando.