Tra un bicchiere di vino bianco e uno scatto fotografico, nel bel mezzo del via vai di cultori del cinema che si riversa lungo le intercapedini del Castello aragonese per gustare appieno l’essenza più sublime dell’Ischia film festival, mi ritrovo a chiacchierare con una ragazza spigliata e socievole, dal marcato accento sudamericano. Un fulgido e snello corpo avvolto in un abito di cotone bianco che ne risalta l’incarnato e i colori caldi, i capelli lunghi e color cioccolato, esattamente come gli occhi, dolci e capaci di trasmettere un’energica e solare cordialità: è Anna Paula Hönig, giovane e promettente regista di “Catalina y el Sol”, un cortometraggio della durata di 16 minuti che ha già conquistato un cospicuo numero di consensi a Berlino, ma Anna Paula non è capace di autocelebrarsi. La sua marcata sensibilità, infatti, la induce a porre al centro dell’attenzione l’anima della sua creatura cinematografica.
Un lavoro al quale la giovane regista è molto legata, perché ispirato e dedicato a sua nonna, perché girato nella sua terra, perché racconta la storia di un sentimento, di un legame sincero, forte, vissuto, avvolto in un leggiadro ma nello di poesia.
Catalina, una ragazza che viveva a Jujuy, nel Nord dell’Argentina. Sua nonna Rosa è una delle ultime cantastorie delle Ande. E’ molto anziana, eppure ogni giorno racconta una storia al sole Tata Inti. Ma cosa succederebbe a Tata Inti se la nonna smettesse di raccontare le sue storie? Catalina ha paura. Teme che il sole non ritorni e il mondo dovrà vivere nell’oscurità. Le piace moltissimo giocare con il suo amico, lo spiritello, ma sa che deve prepararsi per il giorno in cui dovrà sostituire la nonna e raccontare storie e leggende affinché il sole possa sempre risplendere e risvegliare la vita sulla Terra.
Eppure Anna Paula mi ha raccontato l’anima del suo film, non parlandone direttamente, attraverso la libera espressione del suo essere, concedendo informale ed amichevole spazio alla sua persona. Non è stata un’intervista, ma una chiacchierata, gioviale e costruttiva: un confronto tra due trentenni che si incontrano per la prima volta, eppur capaci di parlarsi come se si conoscessero da sempre, complice quel legame magico e speciale che, idealmente e concretamente, congiunge Napoli all’Argentina, conferendole il consolidato aspetto di un’”isola satellite” nella quale ogni argentino sa di potersi rifugiare quando percepisce il bisogno di “sentirsi come a casa”, mentre girovaga per l’Europa.
Anna Paula quella strana alchimia di suoni, colori e sentimenti, l’ha immediatamente intravista, seppur fugacemente percorrendo una sottile fetta di Napoli, durante il viaggio in bus dalla stazione al molo Beverello, compiuto per raggiungere l’isola verde.
“L’atmosfera di Napoli mi ha commossa perché nell’aria ho avvertito la stessa magia che si respira in Argentina. Mi piacerebbe visitarla meglio e più a lungo, sono certa che è una città meravigliosa.”
La regista mi ha confessato di essere rimasta folgorata dalla perentoria bellezza di Ischia: il fascino evocato dal castello aragonese, la poesia del mare, l’accogliente cordialità delle persone del posto. Infiniti e più o meno immediatamente percettibili bagliori emozionali, hanno inferto nella vena creativa della regista il fervido desiderio di ipotizzare la nascita di un nuovo lavoro cinematografico da ambientare proprio nell’isola verde.
“Ho bisogno di tempo per lavorare alla trama e per individuare le persone giuste per i diversi ruoli”.
Già, le persone, gli interpreti. Un’ammirevole particolarità da riscontrare nelle opere di Anna Paula è proprio data da quest’aspetto: gli attori sono persone comuni, legate ai contesti nei quali vengono ambientate le storie. È questa, secondo la regista, una delle strade più importanti da percorrere per riportare su una pellicola una riproduzione quanto più veritiera possibile della realtà.
Racchiudere una porzione di realtà, in poco più di 15 minuti di pellicola, non è da tutti e non è una faccenda semplice e facilmente perseguibile.
La genuina semplicità che anima e guida il talento di una regista giovane e promettente come Anna Paula Hönig, tuttavia, riesce a condurre la ragione verso le emozioni più meritevoli d’essere immortalate.