La serata dell’Ischia Film Festival di ieri, arricchita dalla guest star Marco Palvetti e dalla regista e sceneggiatrice Laura Bispuri, genitrice di Vergine giurata, la prima rappresentante del gentile sesso a presentarsi al cospetto della stampa per presentare il suo film, ha ancora una volta consegnato una vasta scelta di opere.
“Vergine giurata”, una pellicola, diretta e sceneggiata da una donna e che racconta la storia di quelle donne che tra le ‘montagne maledette’ dell’Albania del nord, vivevano in una condizione assai paradossale difficile da percepire per le donne di oggi. Per le donne occidentali, in particolar modo. Un mondo a parte, una società patriarcale dove vige il codice Kanun che regola la vita di tutta la comunità delle montagne, basato sulla vendetta di sangue, sull’onore e sui clan familiari. Nel Kanun c’è scritto cha la donna è un otre che deve solo sopportare. Qui nasce Hana, una giovane che vorrebbe urlare al mondo ‘io sono libera, forte e donna’ e si scontra con questa società arcaica. Hana perde i genitori e viene adottata dagli zii dove cresce insieme alla loro figlia, la cugina Lila. Due ragazzine che hanno lo stesso spirito d’evasione, ma le cui strade si dividono. Lila scappa da un matrimonio combinato. Hana, legata alla famiglia che l’ha accolta, in particolare allo zio che avrebbe voluto un figlio maschio, non ha la forza di andarsene ma deve fare i conti con la sua natura ribelle in quel mondo così arcaico. Decide così di diventare una ‘vergine giurata’. La donna in quei paesi ha la possibilità di fare un giuramento davanti a 12 vecchi del villaggio: prendere il nome di un uomo, indossare i vestiti maschili e così essere libera come lo sono gli uomini, a condizione che neghi per sempre la sessualità e l’amore, rimanendo vergine per tutta la vita. Hana trascorre da sola ben 10 anni tra quelle montagne, ma un giorno, dopo aver perso entrambi gli zii, Hana raggiunge l’Italia dove c’è la cugina Lila e sua figlia Ionida, una ragazzina che fa nuoto sincronizzato, avendo un’idea della femminilità perfetta. Attraverso queste due figure Hana fa un percorso di micromovimenti per riprendersi la parte di femminilità che aveva rinnegato per tanti anni, fino ad avere un contatto con un uomo ed essere pronta ad amare. Una storia dalla quale emerge la sensibilità, peculiare e fortemente fragile che contraddistingue l’animo femminile.
Stasera, invece, ritornerà al Castello aragonese Francesco Paolantoni che con Giacomo Rizzo presenterà “Quando si muore… si muore!” di Carlo Fenizi, mentre Chandrashekhar Sathe presenterà “1000 Rupee note” di Shrihari Sathe, alle 22,50 Adriano Pintaldi racconterà Francesco Rosi e a seguire verrà proiettato “Le mani sulla Città” di Francesco Rosi.