A 33 anni dalla sua morte, la Corte d’Assise d’Appello di Salerno, presidente Rodolfo Daniele, conferma la condanna a 30 anni di reclusione per Antonio Pignataro, il sicario, auto accusatosi dell’omicidio di Simonetta Lamberti, la piccola uccisa a Cava dè Tirreni il 29 maggio 1982, e figlia del giudice Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina e vero obiettivo dell’agguato.
“Umanamente – spiega la mamma di Simonetta, Angela Procaccini – non posso essere felice. Ho perso una figlia e nessuno me la ridarà. Ancora oggi ci stiamo leccando le ferite per un dolore che non si rimarginerà mai. Simonetta era una creatura meravigliosa che non c’è più e mai più tornerà. Non sono neanche contenta per la sorte di Pignataro, che all’epoca era giovane e probabilmente immaturo, coinvolto da persone senza scrupoli senza, forse, neanche rendersi conto di quello che faceva. A livello sociale, però – aggiunge – mi rendo conto che sia giusto che chi sbagli dia il suo contributo alla giustizia”.
Giustizia è fatta.
Ma questo servirà a lenire la sofferenza? Servirà a dimenticare quel giorno, quel momento, quell’istante in cui la vita si ferma?
Angela Procaccini di certo non ne sarà capace, nessuna sentenza, condanna o punizione, le faranno mai dimenticare quello squillo di citofono:
“Angela, sono Eva, posso salire un attimo?”
E’ la voce della mia amica, voce a me ben nota, ma stavolta ha qualcosa di diverso che me la fa sembrare quella di un’altra persona. Apro la porta e aspetto.
Eva compare sulla soglia dell’ascensore col volto che vuol nascondere qualcosa, ma non può:
“ Angela,vieni con me; si dice che ci sia stato un attentato a tuo marito; sai, le voci circolano e s’ingigantiscono….”
“Ma Simonetta, sai niente di Simonetta? Era andata col padre a Vietri …Dimmelo, se sai qualcosa, te ne prego…”.
“Non fare così, ti giuro, non so niente di preciso, prendi la giacca, la borsa… Andiamo a vedere insieme.”
E da questo momento comincia la lunga agonia del mio eterno 29 maggio.