Tolte le domeniche, i sabati e le varie festività, di giorni di lavoro ne restano, purtroppo, ancora tanti. Ma fa niente. Sopporta sopporta, tutto e tutti, perché prima o poi arriverà quel giorno. Quello in cui, mente lucida e portafogli pieno, rimpinguato dalla tredicesima di agosto, potrà finalmente recarsi nel tempio della felicità: l’agenzia ‘e viagg’.
E quel giorno, quel santissimo momento, agognato e desiderato è arrivato.
La felicità è negli occhi, suoi e della sua consorte. Al risveglio i loro sguardi si incontrano e sono pieni di gioia! Oggi si va in agenzia a prenotà ‘a crocier’. Prima dell’eden, però, lui dovrà passare per l’inferno, adda j ‘a faticà. La smorfia di sofferenza, lo accompagnerà verso il marcatempo, alle sette di mattina. Il primo a scorgere quell’impercettibile felicità è il collega e amico di calcetto. Il bip del cartellino che passa è attraversato da una frase di invidiosa solidarietà; we ma nun vaje a prenotà ‘a vacanz’ ogg’?
L’entusiasmo del sogno che sta per concretizzarsi lo spinge verso uno slancio di sincerità. Ma non può e non deve! La consorte è stata chiara, nun dicer nient a niscun’, ca l’uocchie so pegg’ re scuppettat’.
Remore della raccomandazione, ingoia come un boccone amaro la verità e prosegue il cammino verso l’inferno.
Carica il muletto con i pacchi di pasta, merendine, caffè e quant’altro per rifornire, per l’ultima volta, gli scaffali del supermercato. Si trascina verso le corsie e il carico di merce lo segue. Scaffale dopo scaffale ogni cosa trova il suo posto, tranne lui che continua, guardingo, la spia all’orologio. Prima quello del marcatempo, poi quello delle casse, poi, quello appeso al muro. E tutti gli danno la triste novella, manca ancora tempo alla fine del calvario. Ma lui non si fida e sbircia anche il cellulare, lì davanti al banco dei surgelati. Uanem’! So ancor’ ‘e diec’! Pazienza, porta pazienza. Ancora un po’ e prima o poi qualcuno di quegli infernali marchingegni gli dovrà dire che a’ jurnat’ è fernut’. Otto interminabili ore di lavoro, tra perfidi sguardi e maliziosi ammiccamenti di colleghi curiosi e ‘nvirius’, E ed eccola l’ora X. E come un maratoneta ai nastri di partenza, il panciuto e futuro vacanziero corre verso casa. Nu sciamp’ e na docc’ ‘e press’ ‘e press’ e poi via, verso il tempio della felicità.
Nell’agenzia, la stessa di sempre, entrano spavaldi ed emozionati. C’è da aspettare, ma poco importa ce sta ‘o divanett’.
I sogni corrono lungo le copertine dei cataloghi. Spiagge esotiche, deserti assolati, mari ed oceani di sconfinata bellezza. L’ebrezza della vacanza che sarà si impossessa della coppia in attesa. Je partess’ e nun turnass’ proprie chiù! Un’inebriante ed irrealizzabile intenzione si impadronisce delle loro menti. L’invito dell’addetto a prendere posto, li riporta alla realtà. Eppure quest’anno ci facciamo una bella vacanza! Esordisce, così, il giovane Caronte, che sulla nave dei desideri lascia accomodare gli emozionati vacanzieri. Villaggi, resort, ville e villette, alberghi e roulotte. Ma le rotte battute non convincono i passeggeri che sono lì lì per abbandonare l’imbarcazione. Il naufragio deve essere scongiurato. Ed eccola profetica, l’ancora di salvataggio: Vulissen’ fa na bella crociera’? Il cielo si rasserena ed il mare anche. Caronte è salvo, assieme ai passeggeri. Ma l’attuppata consorte del panciuto vacanziero necessita di una rassicurazione: ma sta tutt’ cos’ compres’?