A nord di Napoli in parallelo con la via Domitiana, si estende una costa, lunga Km e Km. chiamata Litorale Domitio.
Un’area problematica che continua a soffrire da oltre un cinquantennio: inquinamento incontrollato, abusivismo sfrenato, fior di milioni attorno a cui girano interessi neanche tanto occulti.
E’ il litorale della vergogna, quello di Licola e Varcaturo con i numerosi lidi attrezzati, mete del turismo giovanile dove d’estate si animano di feste e concerti ma dove è impossibile la balneazione perchè vietata ovunque. Anche se non c’è nulla di ufficiale, sono pochi quelli che s’azzardano a mettere piede in acqua. “Veniamo in spiaggia solo per il sole – spiegano i villeggianti – per il bagno ci accontentiamo delle piscine messe a disposizione dai lidi privati”. Il colore del mare cambia a seconda degli scarichi. Nero, marrone, rosso. E’ un fiume di liquami quello che viene versato ogni giorno nelle acque del Giuglianese. Un fiume che sembra sgorgare dal ventre della Terra, percorre metri di fogne abusive, abbandonate, spurga i cunicoli senza luce e come una gigantesca pompa sommersa scarica in superficie acqua, fango e tanti liquidi putridi.
Lago Patria con l’antico nucleo di Liternum di cui sono visibili i resti archeologici. Uno specchio d’acqua sempre più malato. Così si presenta il Lago Patria, il più grande del sistema lacustre dei campi flegrei. Le sue acque sono appestate dagli scarichi fognari abusivi di ville, alberghi e parchi altrettanto abusivi. Analisi di laboratorio hanno più volte accertato la presenza minacciosa di pesticidi, piombo, mercurio, alga tossica e finanche di un vibrione colerico. Nonostante, sulla carta, sia una riserva naturale. Depuratori vecchi, progetti per il risanamento che spariscono nel nulla, fogne che finiscono direttamente nel bacino, scarichi industriali incontrollati, abusivismo scatenato
I numerosi chilometri di spiaggia proseguono con Ischitella e Villaggio Coppola fino ad arrivare alla foce di Castel Volturno caratterizzato da enormi pinete. Qui la situazione non è diversa dalle altre. I depuratori, in buona sostanza, ci sono ma non funzionano e quindi quando dagli impianti di depurazione le acque mal depurate vengono scaricate sulla battigia, in realtà in riva al mare del litorale domitio arriva acqua inquinatissima. La manutenzione straordinaria dei depuratori del mare è bloccata a causa del solito problema finanziario: le aziende che gestiscono i depuratori non percepiscono da otto mesi i canoni di amministrazione che la Regione Campania, proprietaria degli impianti, dovrebbe erogare.
La conseguenza è che ritorna l’emergenza-inquinamento, dopo l’ultima crisi, scattata due anni fa, in tutti i depuratori dislocati ad Acerra (Dipiùdi), Napoli-Nord (Dipiùdi), Marcianise (Usf Italia spa), Villa Literno (Consorzio Sif), e Cuma, (Impresa Pianese). Ma all’origine di queste disfunzioni, che non permettono di sfruttare al meglio strutture che sarebbero in grado di rendere pulito e trasparente il mare, c’è un quadro gestionale ancora tutto da definire.
I depuratori in questione, infatti, a gennaio sarebbero dovuti passare nelle mani di Hidrogest-Termomeccanica, grande azienda ligure del settore ambientale, che l’anno scorso ha vinto l’appalto regionale di ”project financing”, un piano di potenziamento e ristrutturazione degli impianti finalizzato al disinquinamento definitivo del golfo di Napoli. Il passaggio di gestione, però, non è mai avvenuto perché l’Enel-idro, che ha partecipato alla gara, ha presentato, nel novembre scorso, un ricorso al Tar per far annullare l’assegnazione dell’appalto a Termomeccanica.
Quindi, a dicembre, il Tar ha emanato una sospensiva in attesa della sentenza definitiva. Sentenza che era attesa a marzo e, poi, a maggio. Alla fine, un mese fa, i giudici si sono riservati di decidere «al più presto».
Questo disservizio sta facendo diminuire la capacità di pulire le acque di scarico. E tutto quello che non si riesce a smaltire finisce inesorabilmente nel già tartassato tratto di mare che lambisce le spiagge del litorale domizio.
La denuncia è degli stessi operatori degli impianti di depurazione. «Se le cose non dovessero cambiare entro qualche settimana – avvertono – potrebbero finire in mare migliaia di tonnellate di liquami al giorno». Previsioni funeste se si considera che la stagione balneare è iniziata.
Sul Litorale Domitio segue l’animata Mondragone, una vera e propria città vacanze, dove negli ultimi 30 anni, c’è stato uno sviluppo urbano incredibile: negozi, locali di ristorazione, attività ludiche, lidi e campeggi attrezzati, villaggi turistici, in poche parole tutto quello che serve e anche di più, per trascorrere le ferie estive, senza allontanarsi troppo dalla vicina Napoli. Unico handicap? Non poter bagnarsi, in quello che potrebbe essere un mare meraviglioso.
Baia Azzurra e Baia Domitia nel golfo di Gaeta chiudono il litorale, la foce del fiume Garigliano segna il confine con il Lazio, ma la canzone resta sempre la stessa. Tutta l’area è caratterizzata da spiagge enormi, dalla produzione di un’ottima mozzarella di bufala e di vini particolari. Nell’entroterra non distante dal mare, la splendida Sessa Aurunca e l’area termale di Suio.
Ma il mare?
Per il mare bisogna aspettare che le coscienze si risveglino concedendo una possibilità di salvezza ad una zona sconfinata, che nulla avrebbe da invidiare alle altre mete turistiche della penisola italiana. Recuperare questo territorio dal potenziale enorme, potrebbe avere un indotto economico tale, da risollevare in buona parte, le sorti della crisi economica nel meridione.