Magnificenza architettonica del ‘700, la Reggia di Portici è annoverata tra le strutture reali più belle d’Europa.
Posta alle pendici del Vesuvio ha un bosco superiore, originariamente dedicato alla caccia, ed uno a valle, di tipo più ornamentale, esteso fino al mare.
La Reggia fu costruita nel 1738 per volere del re di Napoli, Carlo di Borbone, e della moglie, Amalia di Sassonia, affascinata dai paesaggi del Sud. Nel 1737, durante una tempesta, la coppia reale dovette fare approdo a Portici; la Regina Maria Amalia fu subito entusiasta del posto e al Re venne l’idea di costruirvi una residenza regia, che divenne poi Reggia ufficiale.
Lavorarono alla sua realizzazione ingegneri, architetti e decoratori, da Giovanni Antonio Medrano ad Antonio Canevari, da Luigi Vanvitelli a Ferdinando Fuga; per la decorazione degli interni operarono, Giuseppe Canart, Giuseppe Bonito e Vincenzo Re, per il parco e i giardini Francesco Geri.
Il sito di Portici, prescelto da re Carlo per motivi paesistici e per le risorse adatte alla caccia, si rivelò profondamente intriso di memorie sepolte: ad ogni scavo della terra, necessario per la realizzazione delle nuove costruzioni, qualche meraviglia del passato riemergeva alla luce.
I reperti, provenienti dalle città sepolte di Ercolano e Pompei, si rivelarono ricchi e numerosi e furono sistemati nelle stanze della Reggia. Ben presto i reperti formarono una delle raccolte più famose al mondo e diedero vita all’Herculanense Museum, inaugurato nel 1758 e meta privilegiata del Grand Tour.
Per accedere alla Reggia dal mare, nel 1773 fu costruito il porto del Granatello.
A lungo si è creduto che il Palazzo fosse stato ideato e realizzato in funzione delle ville preesistenti acquistate da Re Carlo; oggi però, gli studiosi, in base ad un’attenta lettura delle antiche proposte progettuali (che non furono accettate dal Sovrano perché finalizzate allo spostamento della strada regia), trovano spiegazione della particolare costruzione della Reggia non tanto in motivazioni architettoniche quanto piuttosto in motivazioni di carattere politico e sociale: Re Carlo voleva cioè sperimentare una nuova forma di palazzo che incarnasse verso l’esterno l’idea di “monarchia clemente”, che consentisse al popolo di sentirsi materialmente e fisicamente più vicino al sovrano.
Durante il Decennio francese (1806–1815) la Reggia fu oggetto di interventi di rinnovo dell’apparato decorativo con la trasformazione di alcuni ambienti del piano nobile.
Il sovrano, Gioacchino Murat, li fece arredare con nuovo mobilio secondo il gusto dell’Impero francese.
Il 3 ottobre 1839 fu inaugurata una linea ferroviaria, la prima in Europa, che collegava la Reggia a Napoli.
Il Palazzo presenta una superba facciata con ampie terrazze e balaustre ed è costituito da una parte inferiore ed una superiore, divise da un vasto cortile attraversato dall’antica “Strada regia delle Calabrie”, attualmente viale Università.
Dal vestibolo si accede al primo piano attraverso un magnifico scalone lungo il quale sono poste statue provenienti da Ercolano; ed anche per i pavimenti di alcune stanze furono usati mosaici provenienti dagli scavi delle cittadine vesuviane.
Al primo piano vi sono la Sala delle Guardie e la Sala del Trono, che ancora conservano parte delle decorazioni originarie; da ammirare, poi un gabinetto Luigi XV ed un altro cinese sempre con pavimentazione proveniente da Ercolano.
Tra le realizzazioni più preziose, ricordiamo il salottino di porcellana della Regina Maria Amalia, splendido esempio della perfezione raggiunta dalla Real Fabbrica delle Porcellane di Capodimonte: attualmente si trova presso il Museo di Capodimonte a Napoli.
Anche la splendida cappella barocca conserva due colonne di marmo rosso che, impiegate per la realizzazione dell’altare, provengono dalla scena del teatro di Ercolano.