“Vorremmo che ci fosse un ‘voltare pagina’ dalle istituzioni del nostro Paese. Dopo 35 anni non possiamo non chiedere con sempre più angoscia ma sempre con maggiore forza che il Governo si attivi in maniera chiara, forte e determinata per farsi dare delle risposte dai paesi amici ed alleati”.
L’ha detto Daria Bonfietti, presidente della associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, a margine della presentazione delle iniziative per la commemorazione del 35° anniversario della tragedia che il 27 giugno 1980 costò la vita a 81 persone.
Bonfietti ha definito “impossibile e inaccettabile” che il suo Paese non trovi la forza di chiedere a paesi amici e alleati: “Chi ci ha abbattuto un aereo in tempo di pace?”.
Ricordiamo quanto successo 35 anni fa.
- Alle 20:08 del 27 giugno 1980 il DC-9 immatricolato I-TIGI decolla per il volo IH870 da Bologna diretto a Palermo con 113 minuti di ritardo accumulati nei servizi precedenti; una volta partito, si svolge regolarmente nei tempi e sulla rotta assegnata (lungo l’aerovia “Ambra 13”) fino all’ultimo contatto radio, tra velivolo e controllore procedurale di Roma Controllo, che avviene alle 20:59.
- Alle 21:04, chiamato per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo, dove era previsto arrivasse alle 21:13, il volo IH870 non risponde. L’operatore di Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche da due voli dell’Air Malta, KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758, oltre che dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo di Palermo. Passa senza notizie anche l’orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21:13.
- Alle 21:55 decolla il primo HH-3F e inizia a perlustrare l’area presunta dell’eventuale incidente. L’aereo viene dato per disperso.
- Nella notte numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell’alba, un elicottero di soccorso individua alcune decine di miglia a nord di Ustica alcuni detriti in affioramento. Poco dopo raggiunge la zona un Breguet Atlantic dell’Aeronautica, che avvista una grossa chiazza di carburante; nel giro di qualche ora cominciano ad affiorare altri detriti e i primi cadaveri dei passeggeri. Ciò conferma che il velivolo è precipitato nel mar Tirreno, in una zona in cui la profondità dell’acqua supera i tremila metri.
Le principali ipotesi sulle quali gli inquirenti hanno indagato sono:
- il DC-9 sarebbe stato abbattuto da un missile aria-aria sparato da un aereo militare;
- il DC-9 sarebbe precipitato dopo essere entrato in collisione (o in semicollisione) con un aereo militare.
- sarebbe avvenuto un cedimento strutturale;
- sarebbe esplosa una bomba a bordo
Dopo 35 anni, ancora si aspetta una risposta. Quali di queste ipotesi è vera? Oppure c’è dell’altro? E perchè la verità si tiene nascosta?
Due distinte campagne di recupero, nel 1987 e nel 1991, consentirono di riportare in superficie circa il 96% del relitto del DC-9; si specifica che è stato recuperato l’85% della superficie bagnata dell’aereo.
Il relitto venne ricomposto in un hangar dell’aeroporto di Pratica di Mare, dove rimase a disposizione della magistratura per le indagini fino al 5 giugno 2006, data in cui fu trasferito e sistemato, grazie al contributo dei Vigili del Fuoco di Roma, nel Museo della Memoria, approntato appositamente a Bologna.
Delle 81 vittime del disastro, di cui tredici bambini, furono ritrovate e recuperate solo trentotto salme.