A quanti di voi sarà capitato di essere derisi e insultati dalla sincerità e ingenuità dei compagni di classe?
I bambini a volte sono fin troppo diretti e non si lasciano intimidire da alcun sentimento inibitorio.
Quando però sei piccolo, non capisci bene a cosa dare importanza e cosa no, allora il giudizio di un amichetto cattivo assume molto più valore rispetto a quello della mamma, che ti dice che sei bello sempre e comunque. Ferisce di più e ti fa associare all’ambiente scolastico il disagio di sentirti accusato di qualcosa che non puoi cambiare nell’immediato e che fa parte di te (quel difetto fisico, quel neo troppo grande, quel seno che inizia a svilupparsi, quella voglia di una strana forma sulla pelle…).
È questo il caso di una bimba napoletana come tanti altri, che ha deciso di non frequentare più la scuola proprio per il suddetto motivo.
In particolare, era derisa perché in sovrappeso.
I carabinieri stavano indagando soprattutto nei quartieri di Napoli in cui c’era stata, nell’anno scolastico appena conclusosi, una maggiore dispersione di alunni. Esaminando i registri di Barra, Poggioreale e Ponticelli, e discutendo con i genitori degli studenti in questione, si sono resi conto che molti papà e mamme assecondavano le scelte dei figli, nonostante andassero proprio contro il loro diritto all’istruzione e alla formazione.
Il servizio delle pattuglie è terminato con delle denunce agli adulti che negavano l’educazione scolastica ai figli.
La parola di un bambino non può essere presa in considerazione nel momento in cui non si rende conto di ciò a cui va incontro, o ciò a cui dà ascolto. Bisognerebbe far capire a cosa dare peso e a cosa no, permettendo loro di vivere un ambiente prezioso come quello delle lezioni nella maniera più serena possibile, ogni giorno.