Da Nord a Sud, da Milano a Napoli nella fattispecie, essere l’autista di un mezzo pubblico è un mestiere che richiede nervi saldi e una dose di pazienza non indifferente.
Lo sanno bene gli autisti dell’Anm di Napoli che, solo contando i casi verificatisi e denunciati dall’inizio del 2015, sono stati aggrediti circa settanta volte.
Aggressioni fisiche ma anche verbali, insulti sessisti verso le conducenti, atti di teppismo e di vandalismo contro chi sta cercando di svolgere il proprio mestiere, quotidiano e di fondamentale utilità per tantissime persone che si servono dei mezzi pubblici per spostarsi per lavoro o per svago da una parte all’altra della città.
L’ultimo episodio in ordine di tempo è stata l’aggressione avvenuta tre giorni fa ai danni di un autista del bus della linea 194, aggredito da due banditi al capolinea di Piazza Garibaldi.
Per appropriarsi di un borsello di proprietà del conducente, i due malviventi hanno anche sbattuto con violenza il malcapitato contro un cassonetto, fratturandogli due coste e il pollice della mano sinistra.
Commenta il sindacalista Adolfo Vallini: “Ci sentiamo abbandonati, senza un adeguato sistema di prevenzione per la sicurezza sul lavoro e della legalità a bordo dei mezzi pubblici.”
Riguardo una possibile soluzione a questa penosa situazione, afferma: “Gli autisti stanno considerando l’opportunità di richiedere all’Azienda una trattenuta in busta paga, equivalente ad un ora di lavoro mensile, al fine di garantire la presenza a bordo dei bus e sui capolinea di guardie giurate visto che la tanta sbandierata cooperazione con le forze dell’ordine non riesce a garantire, pienamente, i risultati attesi” .
Un’altra patata bollente è quella che sta gestendo l’Atm, l’azienda di trasporto pubblico milanese: in seguito all’utilizzo di otto bus utilizzati nell’ambito del trasporto eccezionale di immigrati tra la stazione centrale delle Ferrovie e i centri di accoglienza, erano state sollevate preoccupazioni circa i casi di scabbia e malaria tra gli stranieri e quindi i rischi per la salute dei conducenti dei bus e per le loro famiglie.
Al punto che la Rappresentanza Sindacale Unitaria trasporti aveva invitato gli autisti dell’Atm a rifiutarsi in futuro di far salire a bordo dei mezzi gli immigrati “in mancanza di garanzie sanitarie certificate o dotazioni di prevenzione”.
Questo comunicato ha inevitabilmente scatenato un polverone: da una parte il punto di vista di chi la pensa come il segretario della Cgil Susanna Camusso che venerdì scorso, nel corso di un convegno alla Camera di Commercio di Milano, ha commentato: “É un gesto che, comunque lo si voglia raccontare, é un gesto razzista. Perché se rifiuto di trasportare certe persone, sto decidendo che quelle persone sono diverse dalle altre”.
Dall’altra il pensiero, condiviso da diverse persone e riassunto dalla sigla Tranvieri Milano Leganord: “Dopo le aggressioni dobbiamo rischiare anche di prenderci malattie? E come noi le nostre famiglie, i nostri bambini e non dimentichiamoci dei passeggeri, ignari di quello che è appena stato fatto con quei mezzi?!”.
L’Atm da parte sua, in un comunicato di giovedì scorso, aveva già risposto alla nota della RSU, specificando che le vetture utilizzate per il trasporto dei rifugiati erano state in seguito opportunamente trattate secondo rigidi protocolli sanitari per evitare rischi a carico della salute dei viaggiatori che avrebbero successivamente usufruito dei mezzi e ovviamente anche del personale che quelle vetture le guida quotidianamente.
Insomma, al di là delle varie polemiche, è evidente che i problemi affrontati ogni giorno dagli autisti dei mezzi pubblici di tutta Italia si esemplificano bene attraverso questi due recenti avvenimenti verificatisi a Napoli e a Milano.