La piccola Irene, è la bimba di Scampia che ha commosso l’Italia: la sua vita, seppur ancora breve, è stata travagliata; e se prosegue ancora è grazie al cuore di un’altra bambina.
Colpita da miocardite lo scorso Settembre, la piccola era stata ricoverata d’urgenza prima a Napoli e successivamente trasferita – per carenza di organico – al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Arianna e Moreno, i genitori di Irene, hanno solo diciotto anni, abitano con la madre di lui in un locale al piano terra occupato abusivamente a Scampia, e vivono in grande difficoltà economica. La piccola, è stata per lunghi mesi in attesa del trapianto che avrebbe potuto salvarle la vita.
Ed ecco giunto il momento di svolta: come Irene, anche Vittoria, di pochi mesi più piccola, era in lista d’attesa per un trapianto. Ma purtroppo non ce l’ha fatta. «Se mia figlia Irene è ancora davanti a me, lo devo a Claudia e a suo marito», commenta dalla sala rianimazione della Cardiochirurgia pediatrica del Monaldi , Arianna, il viso pallido e provato da tre interminabili settimane passate sulle spine. Una decina di giorni dopo il trapianto di cuore che ha salvato la vita alla sua Irene, la giovanissima mamma di Scampia ha voluto scrivere alcune semplici parole ai genitori di Vittoria: «Avete fatto un gesto che vi fa onore. Io, mio marito Moreno e tutta la nostra famiglia lo apprezziamo moltissimo, ma dovrebbero apprezzarlo tutti», scrive Arianna, secondo la quale questa storia dovrebbe far capire a tutti quanto sia importante la scelta di donare gli organi.
«Irene e Vittoria – prosegue la donna – hanno sofferto entrambe, adesso la vostra generosità ci dà quella forza in più per affrontare le difficoltà che ancora ci sono. La mia bambina se ne stava andando e grazie a voi è viva. Io credo che quel nome che avete scelto, Vittoria, sia un segno del destino. E oggi è come se avessi due figlie».
Per quanto riguarda l’attuale stato di salute della bambina, “dal punto di vista cardiaco e emodinamico si è stabilizzata”, ha spiegato Andrea Petraio, il medico che da mesi assiste la piccola. «Il cuore che ha ricevuto è una Ferrari, lei ha un respiro spontaneo, muove gli arti, riconosce le voci. È uno dei trapianti meglio riusciti che abbiamo fatto», conclude.
Ma ancora la strada è in salita per la piccola Irene, il dottor Petraio, al fine di far capire lo stato attuale della piccola paziente, ricorre ad una metafora informatica: «Irene è come un computer che è stato resettato: bisogna reinstallare pian piano tutti i programmi – spiega – Dobbiamo valutare lo stato cognitivo e quello neurologico per capire come vanno la vista e l’equilibrio, la risonanza magnetica ci darà qualche indicazione in più».
Non resta dunque che sperare per il meglio, augurandoci un lieto fine per questa storia commovente il prima possibile.