Villa Lancellotti, costruita nel 1776, è una delle meraviglie settecentesche del Miglio d’oro.
La villa fu edificata nel 1776 su commissione del principe Scipione Lancellotti, il quale assegnò il progetto dell’edificio a Pompeo Schiantarelli, architetto romano di estrazione fughiana.
La villa prospetta lungo il corso Garibaldi, essa si eleva su un piano compreso il pian terreno e il mezzanino.
La facciata è tripartita, la parte centrale è caratterizzata dagli effetti del bugnato rustico; il pian terreno presenta tre portali, quello maggiore a tutto sesto, mentre i laterali sono alti fino all’imposta dell’arco del principale e sormontati da due medaglioni scolpiti che poggiano sulla piattabanda dell’ingresso.
Dall’ingresso si dipartono quattro mensole bugnate che reggono il balcone centrale. Al piano nobile si presenta con un schema simile al pian terreno, l’apertura centrale, con sovrapporta in stucco e terminante con timpano triangolare, è la maggiore e due laterali concave con piattabanda.
L’esterno è caratterizzato dalla facciata posteriore che affaccia sul giardino, l’apparato decorativo è più elaborato di quello principale; rimanda agli stilemi decorativi del Fuga. Al centro della terrazza al piano nobile è presente un padiglione di ordine ionico a timpani triangolari; ai lati sono presenti due rampe di scale che raccordano il piano nobile con il giardino, il quale si estende fino al mare. Alla fine di quest’ultimo c’è un padiglione che fungeva da luogo di accesso alla spiaggia.
Il piano superiore della villa presenta un salone decorato con otto scenette di vita cinese, realizzato alla fine del Settecento da un artista non ancora individuato con certezza.
Dopo la II Guerra Mondiale, le Ville del territorio di Portici sono andate incontro ad una progressiva e, a quanto pare, inarrestabile decadenza.
Palazzo Lauro Lancellotti, sebbene sia una costruzione d’epoca borbonica d’importanza storica estremamente rilevante, oggi è un rudere abbandonato.
Dopo la morte dell’ultima abitante, Natalia Massimo Lancellotti , nel 2006, la proprietà del Palazzo si è frazionata; la mancanza di manutenzione e l’opera di solerti ladri che l’hanno depredata ne hanno causato l’estrema fatiscenza.
La monumentale facciata a tre varchi è murata, ma rimane accessibile a chiunque dalla parte posteriore: attraversando i binari ferroviari si entra nel giardino, diventato più che altro una selva, col cafè-haus, la bellissima esedra con due scale a forcipe dalle quali si scendeva a mare, ormai depredata delle colonne a torciglione e distrutta nella struttura architettonica.
L’androne si presenta spoglio degli stucchi originari; sono visibili, comunque, le nicchie dove erano situate le statue, ovviamente scomparse. Anche l’accesso ai piani è stato murato, dal momento che si sono verificati crolli interni.
Il 17 marzo 2011, durante le celebrazioni dell’Unità d’Italia, la parte centrale della facciata settecentesca e parte delle volte decorate sono crollate.
Le cause dell’evento sono tuttora da accertare, ma sembra che le incessanti piogge verificatesi giorni prima dell’evento, abbiano contribuito a compromettere la stabilità della struttura.