Con l’acronimo inglese MERS si fa riferimento alla Middle East Respiratory Syndrome, ossia alla sindrome respiratoria mediorientale causata da un virus appartente alla famiglia dei Coronavirus.
Il virus che causa la MERS fu identificato per la prima volta nel 2012 da un virologo egiziano, Ali Mohamed Zaki, a Jeddah in Arabia Saudita nell’espettorato di un paziente malato di polmonite. Dopodichè fu isolato lo stesso virus, sempre nel 2012, su un paziente in Qatar che aveva diversi sintomi simili a quelli di una comune influenza.
Secondo i ricercatori il virus si sarebbe sviluppato da un serbatoio animale – i pipistrelli prima per poi passare ai cammelli e ai dromedari poi- e solo attraverso successive mutazioni del suo materiale genetico sarebbe diventato patogeno per l’uomo.
I dati resi disponibili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità danno un quadro molto chiaro: dal 2012, 1200 pazienti sono stati infettati in Medio Oriente ma anche in altri 25 Paesi, 500 dei quali sono morti e gli ultimi resoconti in Corea del Sud attestano 165 persone infettate, 5500 messe in quarantena e 23 decessi nell’ultima settimana.
Il virus della Mers purtroppo diffonde per via aerogena, quindi è facilmente trasmissibile da uomo a uomo per esempio nelle persone, familiari o personale medico, che prestano assistenza ad un malato. Il periodo di incubazione è di 12 giorni e la malattia può esordire con dei sintomi aspecifici che ricordano quelli dell’influenza, ma che ben presto portano alla dispnea ingravescente fino all’insufficienza respiratoria grave. Il quadro clinico può essere complicato in alcuni pazienti dall’insufficienza renale e dalla diarrea profusa che provoca squilibri elettrolitici che possono portare a morte il paziente.
Il virus Mers ha messo in allarme l’Europa perchè il 6 giugno scorso è deceduto un signore di 65 anni nella città di Ostercappeln, in Germania, dopo aver contratto il virus in seguito ad una vacanza negli Emirati Arabi.
“Siamo pronti a mettere in atto tutti i sistemi di controllo e osservazione per fronteggiare casi di Mers in Italia, l’importante è non smantellare la rete presente”, ha detto Massimo Andreoni, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive.
L’italia due anni fa ha già fronteggiato con successo ben tre casi di Mers, precisa Andreoni, ma “Ha comunque ragione l’Oms a dire di mantenere un sistema vigile in tutti gli Stati: ogni anno si stima che ci siano nel mondo un miliardo di viaggiatori ed è inevitabile che portino con sé anche i virus”.
Evitando allarmismi inutili, è comunque importante precisare che attualmente la cura per la Mers è solo tesa a controllare i sintomi più gravi e a stimolare le difese immunitarie del paziente contro il virus, ma non esiste un vero e proprio vaccino in grado di prevenire il contagio.
Si sta usando attualmente lo stesso rimedio che fu messo a punto per la Sars nel 2002: il plasma di pazienti infettati che contengono gli anticorpi contro il virus. Si tratta in ogni caso di un’immunizzazione passiva che ha meno efficacia rispetto a quella che avrebbe un vaccino vero e proprio, sul quale attualmente sono in corso studi scientifici affinchè sia pronto all’uso nel tempo più breve possibile.