Nella storia di Napoli, le fontane hanno avuto grande importanza per il loro duplice ruolo: come mezzo per la distribuzione delle acque sorgive alla popolazione e come strumento di celebrazione del potere dei sovrani che sul trono di Napoli si succedevano, che ne promossero la costruzione in gran numero e in punti diversi della città.
La Fontana del Gigante ne è uno degli esempi più rappresentativi.
La fontana è opera di Pietro Bernini e di Michelangelo Naccherino, che la realizzarono su commissione del duca d’Alba don Antonio Alvarez di Toledo.
La sua prima collocazione è stata in largo di Palazzo (l’attuale Piazza Plebiscito), nel punto dove oggi principia la salita del Gigante, odierna via Cesario Console, come viene mostrato in numerosi dipinti settecenteschi, tra i quali, uno di Gaspar van Wittel conservato presso il palazzo Zevallos a via Toledo.
A pochissimi passi dalla fontana sorgeva la statua colossale del Gigante, assemblata nel 1670 dopo che fu ritrovato a Pozzuoli un busto raffigurante Giove, a cui furono aggiunte le altre parti. La statua fu rimossa nel 1807.
La fontana rimossa nel 1815 dal luogo originario in occasione di lavori di sistemazione della salita del Gigante. Rimasta per molto tempo senza collocazione, fu posta nel 1882 vicino al palazzo dell’Immacolatella al molo piccolo, ragione per cui la fontana è anche detta dell’Immacolatella.
Questa locazione durò poco tempo perché vi fu rimossa nel 1886 per eseguire i lavori di ampliamento del porto e fu collocata nel 1889 all’interno della villa del Popolo, ma questa scelta fu considerata da molti infelice.
Infine nel 1905, complice il forte declino della villa del Popolo, ormai circondata dall’area portuale, fu deliberato il suo nuovo spostamento, che avvenne nel 1906.
Il suo nuovo luogo fu lo slargo terminale di via Partenope, ottenuto grazie alla colmata su via Santa Lucia.
La fontana monumentale è articolata mediante tre archi a tutto sesto, sopra i quali sono collocati i grandi stemmi che simboleggiano la città, i viceré di Napoli ed anche il re di quel periodo storico. Nell’arco centrale vi è la tazza che è sorretta da due animali marini, mentre, le statue nei restanti due archi laterali, rappresentano divinità fluviali che stringono tra le mani due mostri del mare. Le due statue (le cariatidi) sono poste all’estremità degli ultimi archi: esse sono intente nel reggere cornucopie.