Il 7 giugno del 1948, esattamente sessantasette anni fa, Eric Arthur Blair, successivamente George Orwell, pubblicava il suo più grande capolavoro: 1984.
“Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Il senso comune costituiva l’eresia delle eresie. Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano aver ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?”
E se Orwell non fosse stato altro che premonitore di un futuro già scritto?
Di un mondo perennemente in guerra, dove leggi non scritte sovrastano la morale e la libertà dei cittadini, asserviti a un sistema dove apparentemente nulla è proibito, ma tutto segretamente vietato. Nessuno è libero di amare nessun altro, l’amore non è altro che il motore della procreazione, di bambini che saranno adulti addestrati ad odiare chi qualcun altro ha scelto per loro, un catalizzatore che sta lì per farsi insultare, assorbendo così l’odio delle persone. Persone che come automi si muovono in una realtà surreale costernata di occhi che frettolosi di spostano a ritmo di movimenti lenti, che nascondono anime ormai spente.
Forse Orwell, un po’ Winston, descrivendo questo mondo, apparentemente, fantascientifico fatto di meccanismi totalitari di controllo dell’umanità, della storia, dei corpi, delle menti vuole spingere tutti noi a dubitare.
Un’esortazione a dubitare dell’apparente perfezione dietro la quale potrebbe nascondersi la più subdola delle dittature, quella mascherata da libertà. Una sollecitazione a credere nell’amore, in quello vero, che ti travolge, ti rende inerme alla vita; alla forza del pensiero umano, agli ideali che possono cambiare il mondo e all’odio che se libero può salvare come la pace, quella interiore che nasce dalla forza dell’amore, il motore dell’esistenza dell’umanità stessa. Metterci in guardia da un futuro, che Orwell non vede che buio, che lo spaventa a tal punto da decidere di pubblicare un romanzo, nonché un manifesto a favore degli ideali e della vita e della libertà.
“Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente”.
Chiara Cancelli