Angora – Una violenza domestica si chiude in Turchia con una doppia condanna: per l’aggressore e per la vittima.
I due erano già arrivati all’attenzione della polizia locale fin dai primi episodi, la moglie era stata spostata insieme ai figli in una struttura protetta, per la loro tutela. Erano stati i vicini a segnalare quell’episodio alle autorità, che accorse sul posto hanno disposto lo spostamento. Il marito aveva anche avuto l’opportunità di vedere i propri figli, ma ciò si è rivelato un pretesto per tornare in contatto con la donna e poterne nuovamente fare la propria vittima.
Durante l’ultima violenza, denunciato di nuovo dalla donna, l’uomo avrebbe riportato lesioni: una mano gonfia, la stessa con cui l’aveva picchiata. L’aggressore ha così sporto denuncia nei confronti della moglie ed il tribunale gli ha dato ragione: il giudice di turno ha disposto la stessa pena per entrambi, ovvero il pagamento di una multa di circa 3.000 lire turche, poco più di mille franchi, senza approfondire la vicenda.
Secondo il giornale Milliyet, dopo la sentenza, il marito ha continuato a picchiare regolarmente la moglie in totale impunità.
Un insulto per la strada, una mano allungata sull’autobus, uno schiaffo, il bullismo e l’aggressione disinibita, facile, che molto probabilmente rimarranno impuniti, perché in Turchia, come in molti altri paesi purtroppo, la violenza contro le donne è resa facile da un codice penale più permissivo, oltre ad essere quasi un elemento culturale.
“In Turchia, donne vengono uccise, molestate e stuprate da uomini quasi tutti i giorni”. Così si apriva qualche mese fa la pagina dell’agenzia di stampa indipendente Bianet che raccoglie tutti i casi di violenza maschile contro le donne riportati dai mezzi d’informazione, dal 2009 a oggi.
Nel solo mese di gennaio 2015 in Turchia sono state uccise 27 donne, stuprate 7, costrette a prostituirsi 24, ferite 36, molestate 13. Tutti atti di violenza commessi da uomini. Tra cui l’uccisione della studentessa ventenne Ozgecan Aslan, che ha scatenato un’ondata di proteste sia in piazza che sui social media.
Non a caso la stampa di opposizione ha più volte denunciato la estrema tolleranza di molti magistrati turchi nei confronti di mariti e compagni responsabili di violenze contro le donne.