Era il 2 giugno del 1981 quando se ne andava a soli 31 anni Rino Gaetano. Genio surreale e ironico della musica italiana, anticonformista per eccellenza, ancora oggi lascia un vuoto incolmabile nel panorama musicale nostrano, e decine di migliaia di giovani e giovanissimi continuano ad appassionarsi alle sue canzoni.
In questa giornata, Roma torna a rendere omaggio a uno dei cantautori più amati di sempre. Piazza Sempione infatti ospita il Rino Gaetano Day. Il luogo non è casuale, in quanto questa piazza si trova nel quartiere Montesacro, luogo dove l’artista ha vissuto. L’evento – giunto alla sua quinta edizione – sarà presentato da Marco Baldini, con la collaborazione di Rinziero Agostinelli (co-direttore artistico dell’associazione culturale Italiana Rino Gaetano). La parte più importante della serata è rappresentata dal concerto della Rino Gaetano Band, intervallato dalla presentazione dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) alla quale verrà devoluta parte dell’incasso. A chiudere la serata la premiazione del foto contest “Ma il cielo è sempre più blu”.
Salvatore Antonio Gaetano viene al mondo a Crotone, in Calabria, il 29 ottobre del 1950. A dieci anni, segue a Roma i genitori, impiegati come portieri di uno stabile in via Nomentana. L’estro crescente di un artista in piena formazione inizia a colpire l’ambiente capitolino.
I suoi studi da geometra, infatti, vengono distratti dal palcoscenico e dai primi approcci alla chitarra. La passione per il teatro (nel “Pinocchio” di Carmelo Bene interpreterà la volpe) come strumento di comunicazione è letteralmente surclassata dall’espressione sotto forma-canzone. Comincia ad esibirsi nello storico Folkstudio di Roma, dove conosce molti tra quelli che in seguito saranno suoi “colleghi”, come Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Il suo scopritore sarà però Vincenzo Micocci (colui che negò nel ’78 un’audizione ad Alberto Fortis e al quale lo stesso Fortis dedicò le invettive di “Milano & Vincenzo” e “A Voi Romani”).
Comincia quasi per caso ad incidere canzoni con la It, una casa discografica alla ricerca di nuovi talenti. Il suo primo 33 giri è Ingresso Libero. Il grande pubblico si accorge di lui con Il cielo è sempre più blu e poi con Berta filava. Ma il successo vero e proprio arriverà con singoli come Aida e Gianna. Quest’ultima canzone si piazza terza – dopo i Matia Bazar e Anna Oxa – al Festival di Sanremo del 1978, dove il cantante si presenta con un frac, un cappello a cilindro, il tutto smitizzato da una camicia a righe rosse verticali. Proprio Gianna resta per un mese, a marzo, in vetta alla classifica dei 45 giri.
Mio fratello è figlio unico segnerà l’ingresso di Gaetano nell’olimpo dei cantautori italiani. L’open-track omonima, struggente ballata in bilico tra affetti familiari e denuncia sociale, vanta uno dei testi più ironici e toccanti della scena italiana di quegli anni. Apparenti frasi nonsense come “mio fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone” o “perché non ha mai criticato un film senza mai prima vederlo” o “perché è convinto che nell’amaro benedettino non sta il segreto della felicità” diverranno delle strofe cult più per le generazioni successive che per quelle dell’epoca.
Ma “Mio fratello è figlio unico” è soprattutto un amaro j’accuse che svela l’animo politico del cantautore crotonese: “E’ convinto che esistono ancora gli sfruttati, malpagati e frustrati/ mio fratello è figlio unico sfruttato represso calpestato odiato“. Nel disco non mancano anche brani delicati e sognanti come “Sfiorivano le viole“, “Cogli la mia rosa d’amore” e “Al compleanno della zia Rosina“.
Verso la fine del 1978 Gaetano si reca in Spagna per registrare le versioni in lingua originale di alcune sue canzoni. È il tempo della tristezza: mentre in Italia impazza la moda del reggae, lui, come segno di rifiuto delle ideologie e dei rituali politici, scrive una invettiva in musica dal titolo Nuntereggae più, in cui si scaglia contro la castità, il maschio forte, le superpensioni, gli evasori legalizzati, e anche contro alcuni personaggi della vita economica, politica, sociale e sportiva. Del 1981 – anno in cui gira in tourneè con Riccardo Cocciante – l’ultimo suo album: E io ci sto.
Muore la notte del 2 giugno 1981, all’alba, dopo un brutto incidente con la sua Volvo 343 in via Nomentana, ricordando che ben cinque ospedali ne rifiutano il ricovero.
Per l’ironia e l’intelligenza dei suoi testi, per il suo spirito schietto e graffiante, Rino Gaetano merita davvero un posto accanto ai più grandi esponenti della canzone italiana. L’Italia delle P38 e della strategia della tensione, nelle sue canzoni, diventa un paese surreale, diviso tra fiaba e dramma, passioni sentimentali e contraddizioni sociali. Un paese che Gaetano ha sempre amato, ma che quasi mai ha voluto comprendere.