Il sabato della festa, ad Acerra, si è tinto prima di rosso e poi di giallo.
Rosso sangue per effetto dei colpi d’arma da fuoco che hanno raggiunto una donna riducendola in fin di vita.
Giallo come il mistero che si cela dietro quello che fin da subito si è palesato come un agguato in piena regola, per individuare le ragioni che hanno dato vita all’esecuzione.
È sabato ad Acerra, in piazza Castello è in corso una festa. La 40enne Maria Vittoria De Mase, viene colpita all’addome e trasportata in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli di Napoli, mentre passeggiava con il marito, Girolamo Castiello, 46 anni, già noto alle forze dell’ordine.
In un primo momento, la ricostruzione dei fatti si è univocamente riversata verso una facile e a quanto pare “lecita” direzione: un regolamento di conti finito male. Le prime notizie diramate in merito all’accaduto, infatti, raccontavano che Castiello, – il marito della donna ferita – fosse affiliato ad un clan della zona e che, pertanto, quei proiettili fossero destinati a lui. Invero, l’uomo è rimasto illeso.
Stamani, tuttavia, è giunta la celere sterzata alle indagini culminata con l’arresto di un carabiniere in pensione, del quale non è stata al momento resa nota l’identità.
A finire in manette con l’accusa di aver ferito gravemente una donna è un ex uomo dell’arma.
Secondo i carabinieri, alla base dell’insano gesto vi sarebbero, ancora una volta, dissidi di carattere personale.
L’uomo avrebbe sparato al termine di una lite. Tra i coniugi e l’uomo i rapporti erano arrugginiti da tempo, in virtù dei vecchi rancori che ne logoravano la serenità, fino a sfociare in un gesto tanto estremo quanto ingiustificabile.
Eppure accade, sempre più spesso e con sempre crescente spontaneità.
Si spara per una corda sulla quale stendere i panni, piuttosto che per un cancello aperto, oltre che per “le ragioni del cuore che non vuol sentire ragioni”.
Le storie d’inconsulta follia, ormai, sono all’ordine del giorno e si rivelano capaci di disseminare morte, sangue e terrore al pari del braccio armato della camorra.
Questo è quanto ci insegna “il sabato del villaggio” consumatosi ad Acerra.