Hanno picchiato un compagno di classe per poi mettere in rete l’aggressione, filmata con i telefonini. Con l’accusa di lesioni personali ed atti di bullismo sono indagati tre studenti di una scuola a Caltanissetta.
Sono stati denunciati dalla vittime dei bulli a febbraio scorso a Sommatino, dove abitano. La Procura per i minori di Caltanissetta ha notificato l’avviso di conclusione indagini. I soprusi sarebbero avvenuti dinanzi agli altri compagni.
La diffusione di una cultura della prevaricazione e i cambiamenti nelle modalità relazionali hanno favorito, col passare del tempo, il consolidarsi di comportamenti violenti e sopraffattivi già a partire dalla giovinezza, ma il web quanto ha influito nell’aumento del fenomeno?
Si sa, oramai i social sono parte integrante della nostra vita, si fotografa ogni cosa e possiamo asserire che oggi come non mai, viviamo immersi nella ‘cultura dell’apparire’, dove, alla stregua di una patologia, ci si affretta a ‘condividere’ e ‘postare’ ogni momento della nostra vita, dimenticando spesso di goderne a pieno.
Purtroppo, oltre a fotografie ‘innocenti’, assistiamo fin troppo spesso alla condivisione di immagini atroci che fanno accapponare la pelle, ancora di più quando si sente parlare di atti violenti contro dei ragazzi da parte dei proprio coetanei.
Molte manifestazioni di questo genere sono avvenute negli ultimi anni, atti di vandalismo e bullismo, trasmessi come fenomeno virale dal web. Molti potranno considerarlo come mera violenza verso un proprio coetaneo “perchè è diverso, perchè provoca o perché non è in grado di reagire” ma in realtà c’è un mondo dietro queste semplici impressioni. Fra i ragazzi si sono sempre formati dei gruppi che si raccolgono di solito intorno al cosiddetto “capo”, il più violento e prepotente e mirano al potere.
Mirano all’intimidazione del più debole, del ragazzo sensibile, quello più tranquillo che considerano “diverso”: picchiano, minacciano, prendono a botte e addirittura filmano e postano i video sul web, senza porsi problemi sul come il proprio compagno, soggetto a questi atti violenti, possa sentirti.
E’ quasi diventata una moda, quella di schiavizzare i più deboli e approfittare della loro vulnerabilità mentre tutti gli altri restano a guardare senza muovere un dito e questo aumenta la popolarità del cosiddetto bullo, in quanto egli mira al potere e ne esce vincitore. E il potere di cui parliamo oggi, viene proprio dalla popolarità sul web.
In realtà basterebbe smuovere la massa di codardi i quali, piuttosto che aiutare un proprio compagno, preferiscono chinare la testa come pecore e seguire il gregge. Alla base di tutto ciò c’è probabilmente la cultura e l’educazione, ma anche l’emulazione, di atti eclatanti che in qualche modo confermano la popolarità in rete.
Bisognerebbe, negare a queste persone proprio la popolarità, coalizzarsi contro questi soggetti e far capire che la violenza non è un comportamento da usare, non solo nelle mura scolastiche ma anche al di fuori, ovvero nella vita quotidiana. Bisognerebbe risalire al problema e cercare di risolverlo.
Perché i bulli usano la violenza? Una violenza per di più anche verbale che, come ci è noto, spesso ha portato i ragazzi al suicidio per la quantità eccessiva di prese in giro, per la propria nazionalità, colore, religione o orientamento sessuale. Questa è una questione che andrebbe trattata con maggior importanza, in quanto spesso questi eventi di bullismo passano inosservati. Bisogna collaborare per dare un limite a queste persone, uno schiaffo morale, un’educazione una volta e per tutte. Impareranno prima o poi a rispettare se stessi e gli altri, e al tempo stesso utilizzare il web nella maniera più appropriata? Speriamo di si.