Parlare di «Emo» non è impresa semplice, è necessario fare una premessa che ci è utile per meglio comprendere questo fenomeno così controverso.
Nato come genere musicale di stampo punk rock, è diventato in poco tempo un fenomeno culturale molto in voga tra gli adolescenti di Inghilterra e Stati Uniti all’inizio, e successivamente in tutto il mondo.
La parola Emo si riferisce ad una spiccata propensione all’emotività, ma non può non colpire l’assonanza con il suffisso greco che richiama al sangue. Non a caso questa tendenza si caratterizza anche per un certo tipo di look, molto gotico ed eccentrico che consiste nell’indossare jeans consumati, molto stretti e aderenti, t-shirt corte raffiguranti le band preferite, o maglioni larghissimi, i richiami allo splatter o al vintage, capelli che coprono il viso accompagnati da un’imponente frangia asimmetrica, gli occhi bordati di nero e scarpe da ginnastica, le più in voga Converse o Vans. Gli accessori sono spesso cinture e collane (più simili a collari) con borchie colorate e un gran numero di bracciali che coprono i polsi.
l’emoboy è considerato un ragazzo viziato ed annoiato, che avendo tutto si crea problemi inutili per farsi commiserare. Uno studio dell’Università del Michigan sostiene invece che i ragazzi emo riscuotono molto successo con le ragazze, perché dolci e gentili, presenti e comprensivi, il nuovo maschio insomma che si differenzia dal ‘macho’ a cui siamo abituati, proponendo il ritorno di un uomo sensibile, capace di capire la sfera femminile come non mai.
Quello che distingue però lo stile Emo dalla sua origine, sta proprio nel discostarsi dai semplici gusti musicali, ciò che rappresenta oggi tra i giovani è una vera e propria moda. Non solo un modo di vestire, ma un modo di pensare ed agire, che a volte fa un po’ paura, specie a chi, come i genitori, li osserva dall’esterno e non riesce a capire. Capire da dove nasce tutta questa tristezza, questa disperazione. Quella che viene etichettata come sensibilità , potrebbe essere il campanello d’allarme di una forma di disadattamento sociale: come emerge dalle dichiarazioni di alcuni giovani Emo, infatti le sofferenze acute e profonde nell’anima costituirebbero un presupposto fondamentale per entrare a far parte di suddetti gruppi.
E’ come se un’ incapacità sostanziale di esprimersi si tramutasse nella proiezione di “non essere capiti” e spesso giudicati . Emo racchiuderebbe il significato insito di tristezza e solitudine travestiti nell’amore per qualcosa di veramente importante. “La vita vissuta sulla soglia della sofferenza e l’inizio della felicità” ,si legge da alcune definizioni di giovani Emo .
Ed è attraverso i blog e le community che gli emo si cercano e si riconoscono, pubblicano foto, video e post, a volte dal retrogusto inquietante. Se fino a poco tempo fa l’opinione pubblica si scandalizzava per le canzoni di Marylin Manson e per i suoi epigoni, adesso la stampa si infiamma per il messaggio lanciato su MySpace da un ragazzino emo che annunciava online il suicidio. “Non sarò un vero emo finché non sarò morto”.
Insomma la questione è seria e va assumendo contorni sempre più delicati, se anche parlamentari e esponenti politici di diversi paesi si sono presi la briga di parlare del “fenomeno emo”.
E’ come se la lunga frangia asimmetrica dei capelli nascondesse le lacrime ma non del tutto: si tratta di giovani intenti a mostrare al mondo ciò che provano, un modo per dire “guardami,sono qui!”, un cercare l’attenzione, e a tutte le emozioni belle e meno belle che questo regala . Emo è a volte un periodo buio in cui cercare risposte,in cui si soffre nell’attesa della luce . “Emo è la vita vissuta in bilico tra bianco e nero che non arriva mai al grigio” . Fin qui, il pensiero si plasma prendendo la forma di estrema dolcezza, ma si sa, come tutte le mode, dovrebbe rappresentare solo una fase di transizione.