“Portare il colore nella periferia”: questo è uno dei molteplici intenti perseguiti con ferma determinazione da Inward, un osservatorio di lunga esperienza ed unico nel suo genere che svolge ricerca e sviluppo nell’ambito della creatività urbana (street art e graffiti writing), operando nei settori Pubblico, Privato, No Profit ed Internazionale, operante nei suoi settori attraverso le unità operative Governi, Università, Artisti, Aziende, ACU, Sociale, Europa, Mondo, che alimentano il lavoro delle piattaforme permanenti Italian Graffiti, Inopinatum, Streetness, DoTheWriting!, CUNTO e Urban Creativity Alliance.
“Ael, Tutt’egual song’e criature” è il titolo che il giovane e talentuosissimo street artist Jorit ha inferto al “colore” che ha portato nella periferia Est di Napoli, nel quartiere Ponticelli, attraverso la realizzazione della prima opera di street art su facciata realizzata in città.
Un’opera frutto di oltre 10 giorni di lavoro sul campo, a stretto contatto con il territorio. Un incipit tutt’altro che statico e che ben incarna il dinamismo, emotivo e sociale, che l’opera stessa si ripropone di perseguire, consegnando alle anime che la scrutano, la osservano o più fugacemente, la sbirciano, un messaggio forte e di forte impatto, avvalendosi di semplici e basici elementi: un volto, uno sguardo, i libri.
Un’opera che si presta ad un’infinità di interpretazioni e che durante la giornata di ieri, 20 maggio, è stata protagonista di una semplice, ma sentita cerimonia inaugurale, per effetto dell’incontro al Centro Territoriale per la Creatività Urbana, sito poco distante dal luogo che accoglie l’opera di Jorit.
Roberta Gaeta, Assessore ai Giovani del Comune di Napoli, ha sottolineato il valore artistico-culturale ricoperto dall’opera in un territorio simile: “Il coinvolgimento di un giovane artista conferisce un ulteriore valore aggiunto al progetto. La sua speranza, quella che vive attraverso il messaggio consegnato dalla sua opera, è quella che accomuna il pensiero di noi tutti: conseguire l’integrazione di quelle comunità che non sempre vengono accettate. Mi auguro che – aggiunge l’assessore – il fatto di aver assistito alla nascita e all’evoluzione dell’opera, aiuti le persone che vivono in questo territorio ad immedesimarsi nell’opera stessa, fino a “sentirla loro”. Raggiungere questo obiettivo rappresenta una sfida, non facile, ma auspicabile. Difatti – prosegue l’assessore Gaeta – l’opera ha un impatto molto forte che impone di guardare le cose sentendo quello che ci rimanda l’anima scalfita in quegli occhi, molto vivi, che ti attraversano, per cogliere il sentimento che colora quel volto. Ci tengo a sottolineare – conclude – che è vergognoso che nel terzo millennio non vengano ancora riconosciuti i doverosi diritti ai bambini, a tutti i bambini e pensare che negare delle opportunità a quei bambini che etichettiamo come “diversi”, anche se nascono in Italia, vuol dire sottrarre delle opportunità a nostri figli, è una forma mentis di cui dobbiamo assolutamente liberarci”.
Un progetto, quello “colorato” da Jorit che si colloca nell’ambito della campagna nazionale “Accendi la mente, spegni i pregiudizi” promossa dall’UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani e dal MIUR, nell’ambito della “XI Settimana d’azione contro il razzismo”.
“Quest’idea – spiega Paola Di Lazzaro, rappresentante dell’UNAR che ha presenziato all’incontro – nasce nell’ambito di un progetto ben più profondo ed articolato, ideato, promosso e curato dall’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha selezionato tre street artisti interpreti dei tre importanti temi di altrettante Giornate in tre diverse città italiane, come a distendere sul nostro paese, attraverso la coloritura di emergenze sociali, un dipinto ideale, unico, condiviso, fortemente partecipato dalle comunità locali. I tre street artisti, infatti, prima di mettersi all’opera sulle superfici di ampie dimensioni per aumentare l’impatto dei messaggi, sono entrati ed entreranno in dialogo con le realtà territoriali la cui missione è fortemente centrata sul tema di turno, facendole partecipi del progetto artistico. La terza ed ultima grande opera sarà a cura di Mattia Campo Dall’Orto e avrà luogo a Trieste, in quella che è stata ribattezzata “la Napoli del Nord”, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, mentre la prima opera è stata realizzata in un quartiere periferico di Reggio Calabria. Il nostro intento è coinvolgere la cittadinanza attiva, avvicinandola a tematiche importanti, quali: integrazione, antisemitismo, omofobia, mediante lo svolgimento di molteplici attività. Proprio com’è accaduto qui a Napoli, grazie e attraverso l’opera di Jorit che incarna una bambina rom, quindi un simbolo emblematico della sofferenza e della marginalità e riconducibile ad una categoria assoggettata da un pensiero unico negativo.”
Chiunque viva Napoli, con le scarpe slacciate dal timore di “compromettere i propri passi” addentrandosi nei meandri delle periferie, ha incontrato o incontrerà le opere di Jorit.
Giovane, semplice, estremamente acuto, Jorit è uno degli street artist tra i più noti e apprezzati in Italia e all’estero, papà italiano e mamma olandese, ha uno stile figurativo realistico di impressionante impatto. Giovanissimo maestro d’arte a pieni voti all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, all’età di tredici anni inizia a dipingere graffiti: la forte e sanguigna compenetrazione nel territorio, si fonde alla creatività e alle competenze derivanti dallo studio e si rivelano capaci di convergere in speciali sperimentazioni pittoriche.
L’intensa esperienza di volontariato creativo maturata in giro per il mondo, vivendo presso culture e civiltà avulse da paradigmi e parametri occidentali, inevitabilmente trapela in tutte le sue opere, attraverso i dettagli e tra le sfumature più sentite. Ciò ha fatto sì che si formasse in lui, a poco a poco, la certezza che ogni diversità sia da superare, nel verso della nostra universale appartenenza alla grande tribù umana. Da allora, e soprattutto dai viaggi in Africa, qualsiasi sia la provenienza del soggetto dipinto sui muri delle città del pianeta, ogni suo volto riporta il segno di un “rito pittorico”, che rifonde l’individuo celebrato – persona o personaggio – nel principio assoluto dell’uguaglianza.
Complici tali ragioni che hanno motivato la scelta della sua firma, la sua grande opera realizzata nel quartiere Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, non poteva che stimolare la più delicata e, tuttavia, urgente delle riflessioni sulle minoranze rom, sinti e caminanti nelle nostre città.
Il viso timidamente sorridente di una bimba si affaccia, grandissimo, proprio sul territorio che ospita e che non interamente sopporta i campi nomadi, offrendo dolcezza, semplicità e umanità. Affiancata da alcuni libri, perché di bambini e ragazzi rom che vanno e vogliono andare a scuola a Napoli Est ce ne sono, piccoli importanti mattoni di cui è lastricata la strada dell’educazione, dell’inclusione, dell’integrazione.
Un percorso volto ad abbracciare e radicare l’integrazione all’interno del suddetto territorio e che attraverso l’esperienza maturata da Jorit, durante la realizzazione dell’opera, si rivela fiduciosamente auspicabile: “Nel corso dei primi giorni – racconta Jorit – c’è stata qualche reazione di malcontento ed avversione da parte degli abitanti della zona. La bambina che stavo raffigurando era negativamente apostrofata come “zingara”, poi è diventata “una zingarella” nella quale quelle stesse persone hanno individuato tratti somatici simili a quelli delle loro figlie o nipoti. Questo è un aneddoto che ben incarna il messaggio che la mia opera vuole lanciare: i bambini sono tutti uguali”.
Foto: Enrico Borriello