Un lungo interminabile inverno è trascorso all’insegna del desiderio “adda venì a stagion’”. L’aria friccicarella di maggio concede la certezza che l’estate sia pronta ad arrivare. E alla prima domenica buona, tutti, ma proprio tutti, “ce ne jamm’ a mare”. Appuntamento al quale non si può giungere impreparati.
Lui, “o’ guaglione”, si prepara all’evento con mesi di anticipo. Primo irrinunciabile particolare: l’abbronzatura, perchè a mare non si può andare “bianc’ comm’ a muzzarell’” e dunque “cocc’ lampada c’ vo’”.
Il rito dell’abbronzatura artificiale, consumato ogni sabato al centro estetico di fiducia, dove, dopo mesi, l’addetta ha continuato imperterrita a chiedere ”integrale’ o a’ trifaccial’ cioccolato’?”
Risultato? un bronzo tendente all’arancio che si stende a macchia di leopardo dall’attaccatura dei capelli al collo.
Il rimedio al pasticcio bianconero è a portata di mano: “nu par’ e’ or’ ca t’ miett’ o sol’, nu poc’ e olio gionzon’ e staje appost’”. La ricetta, testata e consolidata negli anni tra le braccia del sol leone dall’amico di fiducia, si rivelerà oltremodo anche in questa occasione.
L’abbronzatura c’è e il costume anche. Lo slip, taglia 46, bianco candido, sgambato al punto giusto, con cuciture discretamente evidenti nella zona inguinale.
Il tempo, non è riuscito, nonostante gli sforzi, a seppellire l’indumento che testardo imperversa sulle spiagge e sui corpi, più o meno inadatti, di uomini giovani e meno giovani.
L’occhio vigile del bell’imbusto corre lungo lo specchio ripercorrendo centimetro per centimetro la sua amabile sagoma, faticosamente rimodellata nella tana del macho partenopeo. L’addome finemente scolpito, il tricipite gonfio al punto giusto, i glutei rimpolpati come le prime susine di stagione. E mentre ammira soddisfatto i frutti del duro lavoro ripensa, con ghigno entusiasta, al disgusto nell’aver dovuto cibarsi di “tunn’ a primma matin’, o’ ris’ a miezz’ jiuorn’ e pur’ a ser’ e protein’ a beverun’”.
Le labbra si stringono compiaciute e la testa oscilla leggermente dall’alto verso il basso e nella sua eccitante solitudine, il narciso, senza bocca d’oro, si concede un applauso fragoroso che accompagna la sua frase autocelebrativa “uanm’ e c’ frischezz’”.
Anche l’acconciatura merita attenzione. La soffice schiuma bianca tira su la cresta da spiaggia, mentre nell’interstizio laterale si può ammirare il miracolo scultoreo: il simbolo del suo amore eterno “N”. In mancanza della giacca a vento, questo, è il modo migliore per poter professare la fede azzurra.
La vestizione del guerriero della domenica va completata.
E così dalla stanza da bagno si leva a gran voce un’ululante richiesta: “mammà, m’ vuò piglià o jeans ca sta allà”.
Lei, la costumista incaricata, sempre a bordo della sua fidata amica “paposcia”, scia verso l’oggetto richiesto palesando al contempo il suo disappunto “ma j nun capisco’ o mar’ cò cazon’ a cosc’ long’? ma cù nu cazunciell’ nun vaje buon’!?n”.
Il dialogo si infittisce: “Maronn’ mà, jaaaaaaa! Pigliammill’ e pigliem’ pur a’ canuttiera bianc’ ca sta int’ o terz’ tirett’”. La genitrice non può far a meno di adempiere alle richieste anche se ad alta voce pensa e urla: ”Ma a chist’ c’ vò un’ appriess’ appriess’! Vir’ ‘e ascì ‘a rint’ ‘a stu (bip) comm’ ‘a te!“
L’adone ringalluzzito dalla contemplazione mattutina completa l’outfit con calzini bianco candido e snikers, modello scarpone di montagna.
Afferra, poi, il suo kit da spiaggia: flaconcino maxi di olio gionzon e telo da mare. Perché, si sa, il vero macho non ha bisogno d’altro! Nemmeno della ciabattina da mare che potrebbe proteggerlo dai bollori di sabbia e asfalto. Ma, lui, no! Lui va a piedi nudi. A lei, però, non può rinunciare e prima di imbeccare la porta di casa si rivolge al suo personal chef: “Oh mà, me fatt’ a marenn’!?”.
E con gli amici della domenica si va, pronti via, verso il traffico ed un primo bagno di sudore in vettura. Il capobranco guida la ciurma e dopo che i “cinque lettin'” sono stati noleggiati nella zona solarium, inizia la svestizione del bronzo di Riace. Con cautela e sotto lo sguardo vigile delle gallette da spiaggia, sfila via canotta calzini, scarponi e jeans, tutti riposti all’ombra della comoda seduta. Una veloce sistematina al costumino (più “ino” che mai) ed un rapido sguardo al tatoo in zona polpaccio, e il secondo bagno, quello, d’olio può iniziare. Gli sgargianti occhialini blu consentiranno di perlustrare, discretamente, il pubblico in adorazione. E lì, sulla bollente passerella, giunge quel sussurro “Wuà e comm’ è frisc’ chist’” che lui spera che diventi la colonna sonora delle sue domeniche al mare.