Tensioni a Pompei, dove una famiglia si è barricata in casa per impedire che il palazzo abusivo dove abitavano venisse abbattuto.
Tre giorni fa è iniziato il primo dei mille abbattimenti previsti nell’ambito del piano antiabusivismo del Comune. Le operazioni sono iniziate in via Messigno, zona periferica, tra le urla e le invettive della famiglia che vi ha abitato fino al giorno precedente, quando è stato imposto lo sgombero in previsione dell’arrivo delle ruspe.
Ad inveire contro l’accaduto è il signor Aldo Avitabile, proprietario della palazzina dove abita la figlia, il coniuge e i figli. I lavori sono andati a rilento, per consentire fino alla fine alla famiglia di attendere il pronunciamento della Corte di Appello a cui è stata inoltrata istanza di sospensione o revoca del provvedimento. Speranza alimentata dal fatto che, nei giorni scorsi, la Soprintendenza per la compatibilità paesaggistica si è pronunciata favorevolmente nei confronti della costruzione abusiva.
Nonostante siano stati smantellati infissi e mobilio, l’intera famiglia si è barricata in casa e tutta l’area è stata circondata dalle forze dell’ordine. L’edificio, infine, è stato abbattuto malgrado le contestazioni della famiglia in questione.
I proprietari della casa hanno cercato di fare il possibile per fermare la demolizione, persino salendo in piedi sulla ruspa, alla fine, però, la famiglia è stata allontanata dalle forze dell’ordine per consentire comunque lo svolgimento dei lavori.
Nonostante in loro aiuto siano arrivati sul posto una cinquantina di cittadini pompeiani scagliatosi contro le forze di polizia sollevando le transenne, il lavoro è andato avanti. Quando poi un petardo è esploso nei pressi delle ruspe, però, si è temuto il peggio. Alcune schegge hanno colpito l’architetto della famiglia proprietaria della villetta di via Messigno. Il professionista, per fortuna, non ha riportato gravi ferite, mentre è stato necessario l’intervento del 118 per soccorrere una donna della famiglia che ha subito un malore.
L’abusivismo edilizio è il fenomeno dell’illegalità diffusa legata al ciclo del cemento, ossia la costruzione di immobili senza autorizzazioni o in aree dichiarate inedificabili.
Il fenomeno in Italia ha raggiunto proporzioni che non hanno confronto in altri Paesi, provocando pesanti conseguenze sullo sviluppo urbanistico, sulla qualità del paesaggio, sull’economia e sulla sicurezza del territorio.
L’esplosione dell’abusivismo è un fenomeno antico, duro a morire. Risale alla crisi degli anni Settanta, quando l’incertezza economica mosse una gigantesca corsa al mattone. In barba alle leggi, venne realizzato un numero impressionante di nuove unità immobiliari. Le seconde case, invasero la penisola, sorgendo senza ordine né coerenza devastando così alcune delle località più belle del Paese.
La legge 47 del 1985 consentì per la prima volta in forma organica di regolarizzare le posizioni dei proprietari abusivi e dei fabbricati; un provvedimento che inaugurò la serie dei condoni edilizi: sanatorie che, ripetute nel 1994 e nel 2003, in nome di un millantato introito straordinario per lo Stato hanno invece fatto incassare pochi spiccioli e premiato gli abusivi.
Uno degli aspetti più rilevanti dell’abusivismo, come tanti casi di cronaca (come quello sopra citato) hanno drammaticamente dimostrato, è legato alla violazione delle norme in materia di sicurezza.
Dati alla mano, salta all’occhio come il fenomeno sia maggiore nelle aree del Paese dove risiede maggiore corruzione: in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia si concentra il 46,2% delle infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine.