Proprio nel centro della moderna città di Torre Annunziata, come a voler simboleggiare il nucleo della civiltà da cui tutto ha avuto inizio, è situata l’area archeologica di Oplontis.
Il nome Oplontis compare per la prima volta nella Tabula Peutingeriana, copia medievale di una mappa stradale itineraria di tutto l’impero romano, risalente, forse, all’età augustea.
L’antica Oplontis è stato un centro residenziale, che ha conosciuto diverse fasi edilizie e ampliamenti successivi e che comprende, 2 ville con una stazione itineraria per il cambio dei cavalli, terme, un albergo per i viaggiatori e luoghi di ammasso e di smercio dei prodotti agricoli.
Oplontis fu, nell’antichità, un quartiere suburbano di Pompei distrutto dall’eruzione del 79 d.C. Una delle due ville ritrovate si ritiene forse appartenuta a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone. Lo stato di conservazione è eccellente soprattutto per quanto riguarda la raffinata decorazione pittorica che costituisce uno dei migliori esempi di II stile pompeiano, nella sua fase più antica.
La villa, il cui primo impianto risale alla metà del I sec. a.C. costituisce uno degli esempi più significativi delle residenze dell’aristocrazia romana, con atrio tuscanico, numerosissimi ambienti, giardini e terme. La pianta è molto complessa e ancora oggi non ancora redatta con certezza in quanto non esplorata totalmente e viene convenzionalmente divisa in quattro parti che corrispondono ai 4 punti cardinali.
Nella parte nord è presente un ampio giardino nel quale sono state rinvenute diverse sculture in marmo ed è stato possibile ricostruire i calchi delle radici di grandi alberi, ossia degli ulivi, anche se fino a poco tempo fa si credeva potessero essere o dei melograni o degli oleandri. Nella zona sud invece si trova un altro giardino circondato da un colonnato sui tre lati: sono stati oggi piantati alberi di alloro, che si pensa fossero anche presenti al momento dell’eruzione..
Nella parte ovest è presente l’atrio con un compluvium che raccoglieva l’acqua piovana nell’impluvium: le decorazioni della sala sono in secondo stile ed è molto utilizzata la tecnica del trompe l’oeil per raffigurare ambientazioni architettoniche e colonnati. La cucina presenta un banco in muratura con un ripiano sovrastante adibito a piano cottura, mentre nella parte sottostante piccoli vani con forma a semicerchio probabilmente contenevano legna da ardere; una vasca era probabilmente utilizzata per lo scarico di liquidi. Il triclinium, nella zona in cui si trovava probabilmente la mensa, è adornato con un mosaico con figure romboidali mentre nel resto della sala si riscontrano affreschi in secondo stile raffiguranti colonne dorate decorate con rampicanti: tra le decorazioni, una graziosa natura morta rappresentante un cestino con fichi. Seguono due saloni: uno aperto verso il mare con un’unica parete affrescata con rappresentazioni di un santuario di Apollo, pavoni e maschere teatrali, mentre nel secondo salone, più grande, sono rappresentati un cestino di frutta coperto da un velo semitrasparente, una coppa di vetro contenente melograni, una torta poggiata su un supporto e una maschera teatrale. La villa era dotata anche di un quartiere termale: il calidarium ha pareti affrescate in terzo stile, dove l’opera principale è il mito di Ercole nel giardino dell’Esperidi; gli affreschi del tepidarium sono a fondo nero o rosso scuro, secondo quanto indicato dal quarto stile pompeiano. Nella zona ovest è inoltre presente un cubicolo dove è stato possibile ottenere i calchi della porta in legno e della finestra ed un piccolo peristilio le cui pareti sono decorate con fasce grigie e nere e dove è presente il larario decorato in quarto stile e con la trave di sostegno originale posta sopra la nicchia seppur carbonizzata.
Nella parte est della villa sono presenti due sale poste in modo speculare una all’altra: nella prima non ci sono dipinti ma solo una zoccolatura in marmo ed una pavimentazione incompleta con alcune piastrelle in marmo, segno che la villa era in ristrutturazione; la seconda sala presenta decorazioni in quarto stile. Segue una sala priva di affreschi con le pareti in bianco, rosso, giallo e nero riservata agli ospiti, un piccolo viridario con decorazioni in secondo stile raffiguranti piante, fontane ed uccelli e due saloni speculari: il primo che presenta una nicchia semicircolare nella quale era alloggiata una scultura mentre il secondo è identico al precedente con la presenza di marmi alle pareti. Nella villa è infine presente una grande piscina di 61 metri di lunghezza e 17 di larghezza, pavimentata in coccio pesto e risultava adornata ai bordi con statue di marmo, copie di epoca romana di originali greci: attorno sorgeva un prato con platani, oleandri e limoni.
Negli scavi di Oplontis, sono state rinvenute anche altre due costruzioni, la Villa di Lucio Crasso Tertius e la Villa di Caio Siculi, che purtroppo non sono ancora visibili al pubblico.