Costume intero, bikini o trikini: ogni età, ogni carattere, ogni donna ha il suo modello preferito da sfoggiare in estate. Quello che la fa sentire più sensuale o quello che fa ingelosire meno il compagno, quello che camuffa i difetti o quello che regala più classe alla figura.
Ma nel corso del tempo, la concezione della bellezza in tutte le sue sfumature è cambiata. In particolare, almeno in Italia, “minimizzare” è stato il diktat della moda.
Da quando si è pensato di realizzare un abbigliamento da mare, ne è passato di tempo: nell’Ottocento castigatissimi mantelli e poi leggeri abiti da città (insieme a guanti e parasole per evitare la tintarella tipica delle basse classi sociali) se non simil-accappatoi sfilano per le spiagge, mentre in mare vestiti larghi, scarponcini, cuffiette e quanto più sia in grado di nascondere le forme morbide che traspaiono da un tessuto impregnato di acqua.
Verso la fine del secolo le gonne si riducono, le maniche si accorciano, la vita si evidenzia, i dettagli si impreziosiscono. Dalla flanella si passa alla lana, che, bagnata, non aderisce al corpo.
E’ nei primi anni del Novecento che si continua a tagliare qua e là, a eliminare le calze, a esporsi al sole e a introdurre tra le abitudini estive il soggiorno al mare.
Con i primi stabilimenti balneari, cresce il tempo trascorso in spiaggia e la necessità di un abbigliamento comodo per le attività sportive sotto il sole: è il tempo dei costumi interi e di lunghi pagliaccetti.
Merletti, ricami e rouches a decorare il lino, incoronati da cappelli con fiori e nastri e parasole bianco. La cintura si abbassa sui fianchi.
Negli anni Venti si eliminano le maniche, via libera invece a shorts, gonnelline e coulottes; costumi in taffetas o in seta.
Una o due decine d’anni più tardi, le scollature sulla schiena si fanno più vertiginose, i pantaloncini si staccano dal corpetto, i costumi sono realizzati in jersey o Lastex e si inizia a sfoggiare il pareo.
Dopo la seconda guerra mondiale nasce il bikini, ancora proibito nei luoghi pubblici per oltraggio al pudore, ma tuttavia azzardato da qualche coraggiosa, che espone le spalle e l’ombelico. Ma anche costumi interi fascianti, che seguono le sinuosità del fisico femminile, nell’epoca in cui l’ago della bilancia non è ancora un incubo.
Ulteriori riduzioni alle dimensioni del bikini, o imbottiture e topless, nei giorni nostri: l’eleganza del “vedo-non vedo” lascia il posto al “tutto è servito”. Le donne oggi sono più coscienti di sé e non hanno paura di esporsi oppure vittime dell’ossessione di non piacere agli altri se non sottolineando la nudità?