A dodici anni di distanza, l’Ospedale del Mare sembra pronto per essere aperto.
È tanto l’entusiasmo, da una parte, della città (e della periferia) per l’inaugurazione della struttura, che è stata a lungo attesa e desiderata. L’Ospedale Villa Betania, non molto distante in linea d’aria, è sembrato essere insufficiente e ancor più lo è diventato alla chiusura dei Pronto Soccorso nella città di Napoli.
L’affluenza di persone e la mancanza di personale concorrono alla cattiva gestione e ai casi di malasanità. A tal proposito, sono stati presi provvedimenti sull’assunzione di personale sanitario extra, parte del quale sarà destinato anche all’Ospedale del Mare. E quindi, dall’altra, si esita per la paura che, come spesso succede ed è successo al Sud, resti l’ennesimo lavoro incompiuto o trascurato.
Sarebbe un peccato, perché l’idea di fondo è più che buona: la struttura è collocata in un punto strategico, tale da permettere l’afflusso del bacino d’utenza di ospedali quali Loreto Mare e Incurabili. Inoltre, in quanto struttura polifunzionale, potrà essere tra quelle incluse nel progetto di reintegrazione dei Pronto Soccorso.
Antonio, volontario di un’associazione, ha avanzato una proposta che in primissima battuta sembrerebbe assurda: l’assunzione di volontari.
“Sono sicuro che ci sono moltissime persone che sarebbero disposte a lavorare anche gratis” – dice Antonio – “senza contare i giovani che come me magari aspirano più all’esperienza che allo stipendio”. Difatti, Antonio è uno studente della facoltà di Medicina e Chirurgia. Quello di Antonio appare un sogno irrealizzabile, che si scontra con la burocrazia sanitaria, ma non lo sarebbe se all’interno dell’ospedale lavorassero dei volontari per tramite di associazioni. “Dove io faccio volontariato, molti lavorano e si offrono nel tempo libero di aiutare chi ne ha bisogno. […] Non so se medici e infermieri possano permettersi di fare lo stesso, ma tentar non nuoce.”
Già, sarebbe poi così difficile organizzare dei reparti pediatrici gestiti da volontari?
“Mia sorella ha una malattia genetica e io e la mia famiglia sappiamo cosa significa avere di questi problemi.” La sorella, Maria, è paraplegica dalla nascita per via di una malformazione congenita. “Ho iniziato così a fare volontariato. Molti amici dell’associazione hanno parenti malati. […] E poi, chi non lo fa per soldi, lo fa sempre con amore. Allora lancio una specie di appello: a chiunque ne sappia di più, chiedo di proporre in modo fattibile la mia idea a chi si occupa di queste cose.”
Al momento c’è un’intera task force che lavora all’apertura dell’Ospedale del Mare: rimandiamo a loro l’appello di Antonio.
Per saperne di più su quest’articolo, clicca qui.