Nel cuore del centro antico di Napoli, in Via tribunali, pregno di fascino antico e misterioso, si erge in tutta la sua maestosità l’ex Ospedale dei frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio, meglio conosciuto dal popolo partenopeo, come Ospedale della Pace.
In origine era un antico palazzo nobiliare risalente alla fine del ‘500 ad opera di Giovanni Caracciolo, presunto amante della Regina Giovanna II, su disegno dell’architetto Andrea Ciccione.
Un monumento artistico notevole, se si pensa al suo stile rinascimentale e gotico. L’architettura dell’antico edificio è ancora riscontrabile nel portale d’ingresso che, in stile gotico, è caratterizzato da un grande arco polilobato.
L’Ospedale faceva parte dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, che ancora oggi, gestisce nel mondo più di duecento strutture sanitarie.
L’Ordine si ispira all’operato di San Giovanni di Dio, che nella prima metà del 1500 svolse in Spagna il suo apostolato a sostegno degli infermi e dei bisognosi.
Alla sua morte, nel 1550, la schiera dei discepoli incominciò a diffondere il messaggio di carità e di ospitalità ereditato dal Santo, fondando vari ospedali sia in Europa che in altri continenti. Nel 1587 in via Tribunali, i frati Pietro Soriano e Sebastiano Arias fondarono l’Ospedale S. Maria della Pace, chiamato così perché la Vergine potesse salvare tutti i cristiani e dare loro la pace.
Un luogo unico al centro della città che accoglieva, a quell’epoca, i lebbrosi e gli appestati. Oggi, l’ex ospedale della pace, è destinato agli uffici comunali, consentendo a tutti i cittadini della zona di poter usufruire servizi quali lo stato civile, l’ufficio anagrafico e l’Urp. Eppure, nonostante la sua funzionalità, da tempo la struttura mostra segni di decadimento e non è stata realizzata una riqualificazione e un’adeguata manutenzione, almeno fino al 2009 cioè quando il complesso è stato dichiarato Patrimonio dell’Unesco.
Nel 2013 è stata pubblicata una delibera riferita ad un progetto di riqualificazione del centro storico a cui sono stati destinati 7 milioni di euro. Detta cosi sembra essere una gran cosa ma i provvedimenti presi sono da ritenere allarmanti e assurdi. Si, perché pare che una parte della struttura, di notevole rilevanza storica, sia destinata alla realizzazione di un centro benessere.
L’ospedale dei frati ospedalieri di San Giovanni, insieme alla chiesa di Santa Maria della Pace e alla Sala del Lazzaretto fanno parte di un unico complesso monumentale che porta il nome dell’omonima chiesa.
La chiesa fu progettata da Pietro De Marino; iniziata nel 1629 e conclusa nel 1659.
La chiesa è a croce latina ad una sola navata e presenta tre cappelle per lato. L’interno fu restaurato dopo il terremoto del 1732 ad opera di Domenico Antonio Vaccaro; di Donato Massa è l’impiantito in cotto e le splendide piastrelle maiolicate, create secondo un disegno del medesimo Vaccaro. L’abside è di Nicola Tagliacozzi Canale.
Un nome che evoca scenari di dolore e sofferenza: la Sala del Lazzaretto
Un sudario di pietra celato nel Centro Storico, luogo di morte e disperazione della Napoli dei secoli passati, oggi è un gioiello di rara bellezza dell’architettura “made in Partenope”. Era qui, a un tiro di schioppo da Castel Capuano, che nel corso del XVII e del XVIII secolo venivano accolti e curati lebbrosi e appestati della città del Vesuvio. Uno stanzone lungo 60 metri cui si accede imboccando un grande scalone.
La Sala del “Lazzaretto”, così definita proprio per la tipologia di malati che un tempo ospitava (il plesso è stato parte integrante del vecchio nosocomio fino al 1970 quando l’impianto ha cessato l’attività ospedaliera per divenire edificio storico tutelato dalla Sovrintendenza dei Beni ambientali), racconta una storia di tristezza e di forte disagio sociale. Lo rivela ancora oggi il ballatoio che costeggia le pareti perimetrali dello stanzone: una sorta di balconata sospesa a mezza altezza da cui medici e inservienti calavano cibo e bevande agli infetti senza venire in contatto con loro, in modo da evitare il contagio.
Sullo sfondo è ancora possibile ammirare l’altare di marmo del XVIII secolo, che in origine, separava l’ambiente principale della Sala dal retrostante gabinetto medico. Uno spazio che tuttavia spicca anche per i pregevoli affreschi raffiguranti la Vergine Maria e i Santi dell’Ordine di San Giovanni di Dio di Andrea Viola e Giacinto Diano che ne addobbano la volta e la zona delle finestre.
Una piccola curiosità.
Ancora oggi, quando ci si riferisce ad una persona particolarmente lamentosa che per farsi commiserare, denuncia anche malanni immaginari, la si prende in giro con una citazione in dialetto : ” me par ospital a pace “.