Sirignano (AV)- Cercare anche umili occupazioni per potersi pagare gli studi, è una condizione che accomuna molti giovani studenti. Molto spesso, però, sono i malintenzionati ad approfittare di questa situazione.
Una sorte simile è toccata ad una studentessa universitaria che è stata ingannata da un pregiudicato, presentatosi sotto falso nome. L’uomo, con il pretesto di aiutare la ragazza a trovare una sicura occupazione, l’aveva costretta a subire abusi sessuali.
La vittima ha prontamente denunciato gli abusi subiti e il falso benefattore è stato arrestato dai Carabinieri su provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Avellino.
Questo episodio rivendica l’attualità e l’importanza del tema delle molestie sessuali subite dalle donne in ambito lavorativo. Molto frequenti sono i ricatti avvenuti all’assunzione (247mila donne in Italia) o per mantenere il posto o avanzare di carriera (243 mila). Un altro dato è ancora più preoccupante: secondo l’Istat, la categoria più a rischio è quella delle giovanissime dai 14 ai 24 anni.
Fa riflettere su ciò una lettera riportata su “I blog” del Corrieredellasera.it . La storia è quella di Beatrice, una giovane donna costretta ad abbandonare il posto di lavoro un anno fa per le avances ricevute dal proprio datore di lavoro: proposte di sesso, “complimenti, inviti, richieste, sms a pioggia.” Le aveva proposto un avanzamento di carriera solo se avesse ottemperato a tutto ciò. Prosegue nella lettera: ” Ho cercato di far finta di nulla, cancellato tutti gli sms che mi mandava, sorriso a sua moglie anche quando l’ansia era così forte da mozzarmi il respiro in gola: in fondo volevo solo dimostrare che quella promozione me la meritavo davvero. Dopo un anno d’inferno, le cattiverie dei colleghi, un mezzo esaurimento e tante lacrime ho gettato la spugna: me ne sono andata senza denunciarlo e lui ha proseguito la sua luminosa carriera.” E ora, per il prossimo colloquio B. sarà: “truccata sì-ma-non-troppo, tacco alto-ma-non-altissimo, borsa bella-ma-non-appariscente, andrò a recitare la parte di quella che ha lasciato tutto per cercare più stimoli, ma che è finita nel loop dei disoccupati in cerca di lavoro. Ma io sono molto più di questo”. Una donna che ha sofferto, ma che ha preferito il silenzio per paura di ripercussioni a danno della sua famiglia.
Un’altra storia simile è quella di Silvia M. che ha rinunciato alla sua carriera televisiva in una nota multinazionale americana. Il suo capo le faceva richieste esplicite accompagnate dal ricatto: “O fai la brava, o qui dentro ti rendo la vita impossibile”. La ragazza ha provato a fargli causa, ma non è arrivata fino in fondo.
Paura e tensione accompagnano la vita di queste giovani donne, oppresse dalle ombre minacciose dei loro datori di lavoro. Ombre che cercano di oscurare la loro personalità, la possibilità di svolgere tranquillamente la loro professione e che incombono minacciosamente sulla loro vita privata. In effetti le statistiche lo confermano :” L’ambiente lavorativo, dopo la strada, è al secondo posto tra quelli in cui le donne rischiano di subire molestie.”