Sandro Ruotolo in apertura della trasmissione Servizio Pubblico condotta da Michele Santoro su La7, ha ricostruito la vicenda che lo ha visto protagonista, suo malgrado, nei giorni scorsi.
Il boss del clan dei Casalesi ‘Capastorta’, alias Michele Zagaria, ha preso di mira il celebre cronista, da sempre impegnato in inchieste dirette a fare luce sugli affari della Camorra. A Zagaria, sembra non essere andata giù, un’inchiesta giornalistica che Sandro ha mandato in onda nelle scorse settimane sulla ‘terra dei fuochi’, dove il boss ha messo le mani e fatto illegalmente tanti affari speculando sulla pelle dei campani.
Dopo questa lunga inchiesta giornalistica i magistrati della Procura antimafia di Napoli hanno registrato le minacce di Zagaria contro Sandro Ruotolo, insieme a quelle contro i pm Catello Maresca e Cesare Sirignano. Il boss è andato in escandescenza, ha inveito contro il giornalista, fino a minacciarlo di morte: «O vogl’ squartat’ vivo».
Per questo motivo investigatori e magistrati hanno subito ravvisato un grave pericolo per Ruotolo. Un pericolo che il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, competente per il territorio in cui lavora il giornalista, ha subito valutato, provvedendo ad assicurare a Sandro protezione, assegnandogli un servizio di scorta che sarà svolto dai carabinieri.
Nei giorni scorsi, attestati di solidarietà e affetto sono arrivati dal mondo del giornalismo e della politica anche tramite i social network. Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, e Corrado Formigli, conduttore della trasmissione Piazza Pulita e per anni collaboratore di Sandro Ruotolo, non hanno fatto mancare la loro solidarietà al giornalista.
A far sentire la sua vicinanza al collega è stata poi anche la giornalista e parlamentare del Partito Democratico Rosaria Capacchione, la quale fu minacciata dalla Camorra per le sue inchieste al quotidiano il Mattino di Napoli. La Capacchione ha colto l’occasione per sottolineare che: “la forza dello Stato si misura anche sulla base della sua capacità di proteggere chi è impegnato in prima linea non solo nelle indagini, ma anche chi ha denunciato e denuncia pubblicamente i crimini e le illegalità. La scorta è una misura difensiva. In Campania e nella Terra dei Fuochi, è forse ora di fare qualcosa di più contro Zagaria e gli altri clan”. Anche la Senatrice Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia ha voluto esprimere solidarietà a Ruotolo e verso i molti giornalisti che in Italia sono nel mirino della malavita, la quale attenta alla vita degli stessi ed al contempo alla libertà d’informazione, condizionandone genuinità e qualità.
Dal mondo della politica hanno fatto sentire la loro vicinanza anche il senatore Pd Nicola Latorre, Emanuela Fiano, responsabile della sicurezza della segreteria del Pd ed il capogruppo dei deputati di Sel Arturo Scotto. Sui social network è stato lanciato l’hashtag ‘stoconsandro’, al quale in molti hanno aderito.
Messaggi su Twitter da parte di giornalisti ed amici di Ruotolo attestano la vicinanza e la solidarietà nei confronti di un uomo da sempre impegnato nella diffusione degli affari della camorra.
Ancora una volta ci ritroviamo davanti ad un giornalista minacciato solo perché ha fatto bene il suo lavoro, mettendo in crisi un mafioso, che, come tutti i mafiosi, tenta di reagire con le sue ‘armi vincenti’: la forza e la violenza.
Durante la latitanza Zagaria ha telefonato ad un cronista per “rimproverarlo” di ciò che aveva scritto su di lui. E lo aveva fatto senza aver paura di essere intercettato, solo per il gusto di minacciare il giornalista e far notare la sua potenza e presenza sul territorio. Zagaria è stato poi arrestato, come capita prima o dopo a tutti i latitanti.