Venezia e la sua spettacolare Laguna, così come la conosciamo tutti, potrebbe essere stravolta dal progetto di scavo del canale Contorta – Sant’Angelo.
Per allontanare il transito delle grandi navi da crociera dal bacino di San Marco, l’Autorità portuale promuove la costruzione di un nuovo passaggio di 5 chilometri attraverso la laguna. Una soluzione, dal costo di circa 150 milioni, che salverebbe il ricco indotto economico ed occupazionale legato al turismo, ma che secondo i molti oppositori, rischia di sconvolgere il delicato equilibrio di un ambiente unico, scatenando tangenti e corruzione.
La laguna è protetta dall’Unesco tanto quanto Venezia. In un rapporto del 2006 si sostiene che le barene, le terre che emergono appena sopra il pelo dell’acqua, “necessitano di tutela come le chiese e i palazzi della città”. “Non è un’indistinta distesa d’acqua”, spiega Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra di Venezia.
Le barene e le velme fanno funzionare la laguna. In particolare le prime “dissipano le energie delle correnti, proteggendo le aree stabilmente emerse, partecipano alla fitodepurazione e con la loro particolarissima vegetazione catturano i sedimenti sospesi nelle correnti. Di fatto sono capaci di rigenerarsi costantemente, a patto, però, che l’idrodinamica lagunare sia corretta e non sconvolta dal passaggio di navi”. Le barene, però, stanno sparendo: nel ‘600, stando agli studi di D’Alpaos, occupavano una superficie di 255 chilometri quadrati, oggi siamo appena a 47, ma nel 1901 erano ancora 170.
Nelle intenzioni di Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, lo scavo del Contorta procurerebbe 6 milioni di metri cubi di materiali con i quali si costruiranno barene a protezione del canale e anche di quello dei petroli. È qui, secondo il presidente del porto, il significato ambientale del progetto. La replica di Fersuoch è secca: “È un paradosso: si scava un canale distruggendo la laguna e poi si realizzano barene. Inoltre in quell’area barene non ce ne sono mai state e quelle che si vorrebbero costruire non sono vere barene, ma arginature molto rigide”.
La polemica infuria. Comitati di cittadini, associazioni ambientaliste e uno dei più esperti ingegneri idraulici, Luigi D’Alpaos, sostengono una tesi opposta: lo scavo del Contorta Sant’Angelo è una duplicazione del canale dei petroli che ha prodotto già tanti disastri. Farvi transitare navi di quelle dimensioni – anche tre o quattro al giorno in certi periodi, lunghe 300 metri e alte 60 – è sconvolgente per il fondale. Come dimostrano cinquant’anni di esperienza del canale dei petroli, ogni volta che una nave container lo imbocca per raggiungere Marghera, la prua genera un’onda che si propaga sulla superficie dell’acqua e solleva una grande quantità di materiale dal bassofondo. In parte questi materiali, passata la nave, vengono risospinti indietro e vanno a depositarsi nel canale che infatti deve essere continuamente dragato.
Questo fenomeno si moltiplicherebbe con il passaggio delle navi da crociera non solo nel canale dei petroli, ma anche nel Contorta. E andando avanti così, questa è l’accusa, la laguna vedrà sparire definitivamente la ramificazione di piccoli canali nei quali si inalveano le correnti, determinando quel processo idrodinamico che la tiene in vita.
Il Governo è sotto pressione da parte della lobby delle crociere affinché dia il via libera alla costruzione del nuovo canale tra pochi giorni. Ma dopo le dimissioni del Ministro delle Infrastrutture Lupi, deve dimostrare che è finita l’era delle grandi opere e delle grandi tangenti, fatte contro cittadini e ambiente.
Domani Renzi sarà Venezia per inaugurare il padiglione Expo Aquae e per dare il suo appoggio al progetto.
Il team di Avaaz, sempre in prima linea per la salvaguardia dell’ambiente, ha organizzato una petizione, per convincere Renzi a ritirare il suo appoggio: