Una ragazza di 29 anni, già nota alle forze dell’ordine, è stata arrestata dai Carabinieri perchè vendeva i biglietti che servono a gestire la fila all’ufficio postale di corso Amedeo di Savoia a Napoli.
Sembra una barzelletta di quelle poco felici con cui spesso si ironizza sulla totale assenza di legalità e senso civico al Sud, invece, purtroppo è tutto vero.
Il problema non è soltanto l’illegalità del gesto e il fatto che, anche in un ufficio postale, regna la politica che per usufruire di un servizio in tempi più rapidi devi pagare qualcuno. Questa è un’annosa questione che purtroppo è radicata nella mentalità meridionale e attraversa trasversalmente tutti i settori pubblici, sanità compresa. Non è certo questa una giustificazione, anzi: è solo un passaggio doveroso utile a sottolineare che il problema è alla radice, nel modo di ragionare di chi vuole truffare gli onesti cittadini, ma anche di chi viene truffato e invece di denunciare sta zitto e accetta abusi e soprusi.
I truffati, nella fattispecie gli utenti dell’ufficio postale di corso Amedeo di Savoia, di certo non sono tutti dei vecchietti facilmente raggirabili approfittandosi dell’aterosclerosi che incalza, quindi chi è consapevole del reato e non lo denuncia perchè pensa “che mi importa, basta che così mi sbrigo prima io”, si rende complice del reato stesso.
Tra l’altro, un episodio analogo portò all’arresto di 4 persone circa due anni fa a Secondigliano dove la situazione era ancora più tragicomica: i 4 arrestati si recavano alle Poste la mattina presto e, dopo aver raccattato tutti i biglietti delle macchinette automatiche di cui erano capaci, gestivano una sorta di Mercante in fiera mettendo all’asta i numeri e vendendoli al miglior offerente. Chi aveva più fretta, pagava di più!
Anche in quel caso, i Carabinieri misero fine alla cosa, ma il fatto che dopo due anni la situazione si riproponga è davvero avvilente.