Dal 28 al 30 aprile Teresa Mannino porta in scena al Teatro Bellini “Sono nata il ventitré”, uno spettacolo scritto a quattro mani con Giovanna Donini, in cui domina il palco -altissima e magrissima- e interagisce da subito con il pubblico al punto da divenire, in alcuni momenti, anch’ esso interprete scavalcando con una punta d’ irruenza la quarta parete.
Scatena gli spettatori con grande esperienza e, con altrettanta maestria, li imbriglia con un testo scorrevole e ben scritto e li conduce a riaprire le pagine dell’Odissea, per raffrontare, con l’ironia e la sagacia che le sono proprie, il punto di vista degli uomini e quello delle donne. Dalle antiche mura di Troia alla vita del futuro con la sua tecnologia, la Mannino sviscera, tra molti applausi a scena aperta, la tematica del tradimento e dell’abitudine di vivere -assai di frequente- questa vicenda sui social.
“Se all’ epoca di Odìsseo ci fossero stati i social, dopo solo 10 giorni di navigazione, Penelope avrebbe saputo che il marito aveva stretto amicizia con Circe!” (cit. della Mannino)
Un viaggio tra le eroine della letteratura dalla mesta fine (Madame Bovary, Anna KARENINA) mentre sullo sfondo c’è la splendida scenografia di Alessandro Bassani che rappresenta Porta Felice, uno degli ingressi di Palermo, collegamento tra il mare e la fortezza normanna. Ed è tra questi palazzi che la piccola Teresa si infila per gettare coriandoli e per ricordare la prima festa in maschera; è da questi vicoli che tira fuori degli oggetti culto per la generazione dei ragazzi nati intorno agli anni Settanta e comincia a raccontare di sé, del 23 novembre 1970, un giorno pieno di sole e una vita con poche fotografie. La vecchia Fiat 500 per andare al mare e la paura dell’aereo, le zie e i numerosi cugini, Milano e il Sud.
Non dimentica mai, la Mannino, il posto in cui è nata: radici culturali, linguaggio e mimica e li dosa sapientemente a ciò che la città della Madonnina le ha insegnato. Sottolinea che certe battute a Belluno non vengono recepite come a Napoli…e a fine dello spettacolo, alla terza chiamata in scena, confessa che è sempre difficile “affrontare Napoli”. Ma la piazza l’ha accolta e l’ha riconosciuta come simile, a partire da una cultura condivisa, e ha tributato il giusto riconoscimento al suo talento.
Monica Lucignano