Nasce, nelle cantine del Taburno, BirTa, la prima birra artigianale aromatizzata alla mela annurca, che fa gola ai patiti del tanto amato ”pane liquido”.
Stagionata nelle botti, utilizzate per l’affinamento del vino aglianico doc, tipico della zona del Taburno, BirTa sarà ottenuta mediante il ricorso alla filiera corta, con l’impiego della mela annurca dop, l’orzo, il luppolo e l’acqua delle sorgenti del Monte Taburno, prodotti caratteristici del territorio. Il progetto prevede la realizzazione di quattro differenti tipologie di birra, preparata con malto base Pilsner, alle quali verranno aggiunte le mele, ridotte a purea, durante la fase di fermentazione. Secondo quanto dichiara Vincenzo De Feo, Professore presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno, ”Sono stati usati due luppoli, con diverso grado di amaro e due ceppi di lievito ‘tipo ale’, allo scopo di individuare la combinazione luppolo-lievito ottimale per l’esaltazione dei sentori di mela annurca nel prodotto finito”.
Oltre a De Feo, a presentare BirTa, lo scorso 29 aprile, presso la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, Paolo Masi, Direttore del Dipartimento di Agraria della Federico II, Mario Grasso, Direttore regionale della CIA Campania, Raffele Amore, Presidente della CIA Benevento, Maria Aponte, Professoressa della Facoltà Di Agraria di Portici, Luciano D’Aponte e Emiddio De Franciscis della Regione Campania.
“Ho scommesso, insieme con altri imprenditori, per realizzare un prodotto eccellente sui nostri terreni. Con la birra del Taburno abbiamo messo insieme i nostri meleti, le nostri grandi sorgenti, le nostre barriques dove affiniamo i nostri vini ed abbiamo vinto la scommessa”. Rende noto Raffaele Amore.
Tra i diversi partner del progetto BirTa, sei differenti imprese del territorio, le quali hanno disposto, per la coltivazione dell’orzo e del luppolo, sei ettari di terreno. Impegnate nella messa a punto del protocollo produttivo le Università di Salerno e la Federico II di Napoli. A prendere parte al progetto le società Maneba, Terravecchia e Agrimpresa Service.
“Con BirTa si fa innovazione sia per il prodotto che p er l’organizzazione del lavoro” E’ quanto afferma Mario Grasso, e continua, ”Si produce con la filiera corta che riduce i passaggi e crea economia di scala. In questo modo si aumenta il valore aggiunto alle imprese agricole. Abbiamo lavorato per raggiungere una organizzazione che riesca a evitare troppi passaggi di mano. Per fare un esempio il modello organizzativo funziona come se fosse una cantina sociale: viene costituita una cooperativa dove partecipano i produttori che conferiscono il prodotto, c’è poi il trasformatore che lavora il prodotto, la cooperativa si occuperà della vendita e i ricavi verranno divisi.”
Il programma sarà ultimato verso la seconda metà di settembre 2015, quando finalmente BirTa comparirà sulle tavole degli Italiani.
BirTa rappresenta una delle numerose iniziative, volte a valorizzare i prodotti tipici italiani. La mela annurca, una pregiata varietà di mela coltivata in Campania, diventa così un mezzo per conferire un nuovo gusto ad un altro prodotto ben noto, quale è, appunto, la birra.