Il giorno dopo il primo verdetto relativo ai fatti avvenuti a Roma lo scorso 3 maggio e che hanno visto rinviare a giudizio Daniele De Santis, quest’oggi è stata la volta di Gennaro De Tommaso, più noto come “Genny ‘a carogna”.
Condanna a 2 anni e due mesi, senza sospensione condizionale della pena, per Gennaro De Tommaso, per una serie di violenze avvenute il 3 maggio 2014 in occasione della finale di Coppa Italia a Roma e non connesse con quelli che hanno poi comportato la morte di Ciro Esposito.
Condannati ad un anno ed 8 mesi (pena sospesa), per resistenza a pubblico ufficiale, altri tre napoletani: Mauro Alfieri, Genny Filacchione e Salvatore Lo Presti. Gennaro De Tommaso è stato condannato per scavalcamento e resistenza a pubblico ufficiale, ma è stato assolto dall’accusa di aver lanciato materiale pericoloso e soprattutto per la questione della tanto discussa maglietta esibita dal capo-ultrà partenopeo in quella circostanza.
Quella scritta in giallo, stampata su una t-shirt nera: “Speziale libero” che per tanto tempo ha dominato la scena mediatica, dividendo l’opinione pubblica. Oggi la sentenza che archivia ogni genere di polemica: quella frase non incita all’odio.
Il pm aveva chiesto una condanna di 3 anni e 6 mesi. Essendo stato condannato a 2 anni e 2 mesi e avendo già scontato sei mesi, Genny non andrà nuovamente in carcere né agli arresti domiciliari. De Tommaso, è stato riconosciuto responsabile di aver capeggiato le violenze avvenute tra piazza Mazzini e Ponte Milvio e di aver scavalcato la recinzione della Curva Nord per discutere con i giocatori del Napoli e le forze dell’ordine circa l’inizio della partita Napoli-Fiorentina. A quest’ultimo episodio, continuano ad essere affiancate non poche e lecite perplessità, dato che furono i dirigenti e tesserati delle società ad invitare il capo-ultrà partenopeo a scendere in campo per discutere, mentre, come inconfutabilmente testimonia e documenta l’immagine sottostante, sotto la curva viola avveniva lo stesso.