La Curia messinese si trova alle prese con una bruttissima storia, la quale rasenta lo squallore. Complice, una presunta storia di pedofilia, che vedrebbe come protagonista un frate quarantaduenne, originario del Vibonese, appartenente all’Ordine dei Domenicani, presso la parrocchia di San Domenico, a due passi dal viale Giostra.
Sul suo profilo facebook campeggiano decine di foto che lo ritraggono con papa Francesco, ma il frate dell’ordine dei predicatori domenicani, Adriano Stambè, 42 anni, originario di Vibo Valentia, aveva pure foto di tutt’altra natura.
Tutto nasce dalla denuncia di un finto camionista gay di Padova, che nei giorni scorsi si è presentato negli uffici di una Stazione dei carabinieri di Rovigo, per raccontare una storia che ha lasciato di sasso i militari verbalizzanti.
“Avevo trovato un padre che per prendersi la cocaina mi ha lasciato il figlioletto che accudivo. Alla fine è rientrato: non aveva soldi per prendersi la cocaina, ha voluto 100 euro e io sono andato a darglieli mi ha risposto “Io non sono mica frocio se vuoi ti faccio leccare due minuti il mio figlioletto”. Infine era carino e l’ho fatto. Aveva cinque o sei anni. Ho fatto due foto anche come dire guarda fino a che punto arriva la gente per prendersi la droga”.
Più che mostrare “fino a che punto arriva la gente per prendersi la droga” mostrano, come gli dice chi lo ha smascherato fingendosi su internet camionista gay, che “non ha pietà e fa proprio schifo e ha bisogno di essere curato”.
Quelle relative al figlioletto del tossicodipendente, sono solo alcune delle foto compromettenti che il frate ha inviato nel corso di chat andate avanti anche su whatsapp per 20 giorni, tra il primo e il 19 aprile 2015, quando Stambè ha tirato fuori le foto del bambino, suscitando l’indignazione del suo interlocutore che lo ha duramente apostrofato.
Le foto fanno parte di un dossier che il finto camionista gay, tre giorni dopo, ha allegato ad una querela depositata alla stazione dei carabinieri di Rovigo. I militari hanno ipotizzato il reato di Atti sessuali con minorenni, trasmettendo le carte alla Procura.
Il frate ha chattato con il finto camionista gay raccontandosi e raccontando di se, dei suoi rapporti con i ragazzini e di orge cui – secondo il suo racconto – hanno partecipato altri frati e preti. Nel dossier ci sono tutti gli sms che il finto camionista ha salvato e ha registrato su un cd, comprese le foto del frate nudo.
Qualche giorno prima il dossier era stato inviato al vescovo di Messina, Calogero La Piana.
Ma è questo che vuole la Chiesa? A porre la domanda, il finto camionista. “Caro mio, anche noi siamo umani, sai. Ma io giuro, esce qualcosa su altro prete su giornali o simili, prendo mi metto in mezzo ad una strada e inizio a dire a voce alta i nomi di preti diocesani e religiosi o frati, perché nelle orge organizzate ci sono preti diocesani che si vestono da donne”. Queste del frate calabrese potrebbero essere anche millanterie. Agli inquirenti il compito ora di accertarlo.
Purtroppo non è l’unica vicenda scabrosa che riguarda atti devastanti, quali l’abuso, e nello specifico compiuti da uomini che sostengono di essere ministri di Dio. La vicenda, questa volta è avvenuta a Bari.
L’indagine è stata avviata dopo la denuncia dei genitori della piccola vittima. Dal racconto del bimbo è subito emerso uno scenario inquietante, ma la svolta è arrivata il 21 novembre 2014 quando la polizia postale ha perquisito l’abitazione di Giovanni Trotta, 55enne, già indagato da diverse procure per diffusione di materiale pedopornografico. Il riserbo imposto sulla triste fine della sua carriera sacerdotale non aveva impedito di diventare socio di una squadra di calcio poco distante dalla sua ex parrocchia e di avvicinare i bambini. Il controllo – secondo i magistrati – ha consentito «di fare luce su uno scenario assolutamente raccapricciante e di accertare la commissione di gravi crimini contro l’infanzia», in particolare ai danni del piccolo calciatore.
Le indagini successive hanno consentito di accertare che la Chiesa aveva vietato a Trotta di «avvicinarsi ai bambini frequentanti la parrocchia» del foggiano e di «prestare, a qualunque titolo, servizio nella catechesi per bambini in fase prepuberale».
Il bambino è stato adescato e portato da Trotta nella sua abitazione con il pretesto che gli avrebbe fatto doposcuola. Dalle indagini della Polizia postale è stata acquisita «la prova della esistenza di realizzazioni pedopornografiche, prodotte all’interno dell’ abitazione» dell’ex sacerdote ai danni del minorenne. Il silenzio di quest’ultimo sarebbe stato comprato da Trotta con la promessa che lo avrebbe aiutato a diventare un bravo calciatore oppure un modello. Dopo l’arresto, continuano le indagini per accertare se l’ex prete abbia molestato altri bambini.