A 29 anni dal peggior disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl, il reattore danneggiato costituisce ancora un pericolo. Greenpeace, riassume in 11 punti, la situazione attuale.
- Secondo un’indagine del 2014, le nuove stime relative ai costi totali per la realizzazione del SIP (Shelter Implemetation Plan – il piano di realizzazione del nuovo sarcofago) ammonterebbero a 2,15 miliardi di euro, il quadruplo rispetto a quelle effettuate originariamente nel 1997. Ancora nel 2012, i costi venivano stimati in circa 1,54 miliardi.
- A causa di ritardi e del vertiginoso aumento dei costi, ora c’è un enorme deficit di finanziamento di 615 milioni di euro. Nonostante la BERS abbia accettato di mettere a disposizione fondi per 350 milioni di euro, ne mancano ancora all’appello 265 milioni. Ci si aspetta che uno stanziamento di altri 165 milioni di euro venga negoziato durante il prossimo G7, nel corso di una conferenza dei donatori che si terrà il 29 aprile 2015 e che sarà guidata da Jochen Flasbarth, segretario di stato per il Ministero dell’Ambiente della Germania (che presiede il G7). I restanti 100 milioni dovrebbero arrivare da altri membri dell’Unione Europea che non fanno parte del G7, o comunque essere a carico dalla BERS.
- Dato l’elevato livello di radiazioni, il NSC (New Safe Confinement – il nuovo sistema di confinamento) non può essere costruito direttamente sul vecchio e deteriorato sarcofago. La nuova copertura di sicurezza – una massiccia cupola a struttura autoportante di 257 metri di larghezza, 165 metri di lunghezza, e 110 metri di altezza per 31 mila tonnellate – è in costruzione in due parti, ai lati del reattore n.4 danneggiato. Queste due parti dovrebbero essere poi unite e condotte sul reattore danneggiato. Una volta completata, questa sarà la struttura mobile più grande sulla Terra.
- La realizzazione del piano per il nuovo sarcofago si sta rivelando molto più difficile del previsto. Nel 1997, il termine per il completamento della copertura NSC era fissato per il biennio 2005/2006. Ma le operazioni di costruzione della gigantesca struttura non sono iniziate se non nell’aprile 2012, con data di completamento per il NSC posticipata all’ottobre 2015. La costruzione del nuovo sarcofago sta però prendendo più tempo del previsto e ci si attende che questo venga completato entro il novembre 2017.
- Più importante, tuttavia, è la minaccia per la vita di coloro che lavorano sul sarcofago, se questo dovesse crollare. C’è oltre un milione e mezzo di tonnellate di polvere radioattiva all’interno delle rovine. Se il sarcofago dovesse collassare, potrebbe essere rilasciato un elevato volume di materiale radioattivo. Questo potrebbe portare a un’esposizione a radiazioni fino a 50 km di distanza.
- Condizioni atmosferiche estreme come uragani e tempeste rappresentano un ulteriore pericolo per il sarcofago, così come il rischio di terremoti o incendi. Ci sono quasi 2 mila tonnellate di materiali infiammabili all’interno del sarcofago. Il rilascio di un elevato livello di particelle di polvere dal calore generato da un incendio, anche in assenza di crollo, è un ulteriore motivo di preoccupazione.
- Piccole quantità di particelle di polvere radioattive vengono liberate di continuo dalle aperture del sarcofago. Acqua e umidità, in particolare, penetrano attraverso le crepe del sarcofago, accelerando ulteriormente il decadimento della struttura dell’edificio. Circa 20 mila metri cubi di acqua sono contenuti all’interno del reattore. Ogni anno, circa 2.400 metri cubi di acqua penetrano attraverso fessure dell’edificio (per il 50 per cento), mentre il resto deriva dalla condensazione e dal funzionamento dei sistemi di abbattimento delle particelle.
- La seconda fase del piano è in corso. Comprende non solo la costruzione del nuovo guscio protettivo (parte del SIP), ma anche lo sviluppo della tecnologia necessaria al recupero del materiale contenente combustibile, nonché la realizzazione delle strutture che questa operazione richiederà. Solo nella terza fase, il piano prevede prima il recupero effettivo dei materiali, poi la loro selezione, il loro condizionamento e lo stoccaggio nell’inventario radioattivo contenente carburante in linea con i requisiti di legge. Per raggiungere l’ultima fase della strategia, andrà costruito un deposito geologico per i materiali contenenti combustibile nucleare.
- Il database “Shelter Safety Status” contiene informazioni dettagliate sul sarcofago, le sue attuali condizioni, e quelle dell’ambiente immediatamente circostante. Ulteriori dati devono comunque essere ancora raccolti. Dall’inizio del 2014, è stato sviluppato un progetto di ricerca sostenuto dalla NATO sulla modellizzazione della diffusione di emissioni radioattive nel NSC, con la partecipazione del GRS tedesco.
- Anche se lo sviluppo di una strategia di recupero dovesse avere successo, il finanziamento di questo nuovo progetto presenterebbe un grave problema. Il progetto internazionale SIP terminerà nel 2017, con l’approvazione tecnica del New Safety Containment. Successivamente, non sarà più la BERS, ma l’Ucraina ad essere finanziariamente responsabile per la prosecuzione delle fasi successive. Al momento non ci sono stime affidabili dei costi per riportare il sito del reattore in un luogo ecologicamente sicuro.
- Alla luce degli enormi costi, è scandaloso che gli obiettivi per il NSC siano limitati solamente ad impedire la penetrazione di acqua nel sarcofago e l’emissione di particelle radioattive per un periodo di 100 anni. Il principale inconveniente del SIP, tuttavia, è che il recupero del materiale contenente il combustibile nucleare non fa parte del progetto, anche se la più grande minaccia per l’ambiente e per le persone deriva proprio dal combustibile nucleare. Mentre il guscio protettivo è progettato per consentire un recupero successivo di questo materiale contenente combustibile nucleare, in realtà i mezzi finanziari per effettuare questo recupero non sono forniti dal SIP. Dunque, la minaccia a lungo termine rappresentata dal reattore n.4 distrutto dall’incidente non sarà stata eliminata dagli attuali sforzi in corso.
Sono passati 29 anni. Una soluzione definitiva per Cernobyl ancora non c’è.