Quanti sono stati i morti di Chernobyl?
E’ difficile rispondere a questa domanda anche 29 anni dopo.
Il conto deve partire da quei due morti e duecento feriti dichiarati dall’ allora Unione delle Repubbliche Socialiste Societiche?
Stima assolutamente poco credibile, ma erano gli anni della Guerra Fredda e dello spionaggio internazionale, è già tanto avere quei numeri e una singola foto di quello che è stato il più grande disastro nucleare a causa di un errore umano.
Aggiungiamo al conto tutte le persone che si sono ammalate e poi sono morte di lì a poco per l’ingente mole di radiazioni sprigionate dall’esplosione e a poco o nulla è servito lo sgombero in fretta e furia delle cittadine più vicine a Chernobyl e della stessa capitale dell’Ucraina Kiev, lontana più di 130 km.
A pochi mesi dalla fusione del reattore di Chernobyl con un lavoro frenetico e disperato fu costruita una volta di cemento per coprire e arginare i danni che continuava a causare il materiale nucleare al suo interno ed ancora tanti operai hanno pagato con la vita questo lavoro.
Nel conto delle vittime di Chernobyl devono necessariamente rientrare tutte le persone – in primis bambini, in quanto più suscettibili – che si ammalarono di cancro alla tiroide oppure di leucemia perchè le scorie radioattive furono trasportate dal vento in tutta l’Europa orientale.
Indicibile poi il danno da impatto ambientale sull’ecosistema dell’Ucraina e su tutto ciò che i suoi abitanti mangiano e bevono che proviene da quelle zone contaminate.
Negli anni novanta partì la gara d’appalto internazionale sancita dal Governo ucraino per aggiudicarsi il progetto e i lavori del nuovo “sarcofago” di acciaio che avrebbe dovuto ricoprire ciò che resta del reattore fuso di Chernobyl.
Più di quaranta Stati partecipano e, dopo innumerevoli ritardi legati alle solite diatribe diplomatiche, soltanto adesso la struttura comincia a prendere forma.
110 metri di altezza, 164 di lunghezza e 257 metri di larghezza, più grande di un campo da calcio medio. Il costo finale stimato per la struttura: un miliardo e mezzo di euro.
Intanto Legambiente continua a parlare di “situazione ambientale disastrosa” e per quanto siano apprezzabili le iniziative come il Progetto Rugiada che ogni anno porta per alcuni mesi in Italia e in altre zone non contaminate alcune centinaia di bambini, viene facile domandarsi se davvero si è fatto abbastanza in tutti questi anni che – ricordiamolo- sono quasi trenta!