Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.9 ha colpito il Nepal poco prima del mezzogiorno locale, provocando il crollo di molti edifici nella capitale Kathmandu e la morte di oltre 2.000 persone.
Secondo la polizia, i morti accertati sarebbero 1.910, per quanto riguarda invece le stime dell’esercito nepalese rilanciate su Twitter dal ministro delle Finanze Ram Sharan Mahat, le vittime sarebbero invece 1.457. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nelle aree colpite e ha stanziato 500 milioni di rupie (5 milioni di dollari) come fondo di emergenza per gli aiuti.
Sui 75 distretti nei quali è suddiviso il Paese, almeno 29 risultano colpiti dal sisma, e Kathmandu lancia l’appello alla comunità internazionale affinché fornisca aiuti umanitari. L’aeroporto internazionale Tribhuvan della capitale è stato riaperto dopo la chiusura di diverse ore con i voli in arrivo verso la capitale nepalese dirottati verso aeroporti dell’India settentrionale.
Il primo ministro indiano ha inoltre convocato una riunione d’emergenza di alto livello di ministri e alti funzionari: “In questo momento abbiamo bisogno soprattutto di ospedali da campo e unità mobili per curare i feriti“, ha lanciato l’allarme Deep Kumar Upadhyay, ambasciatore del Nepal a New Delhi. Ci sono anche 16 morti e diversi feriti cinesi. La notizia è stata confermata dalla tv di Stato cinese, Cctv.
Il terremoto, con epicentro a metà strada tra Kathmandu e la città di Pokhara, è il più forte nel Paese negli ultimi 81 anni, ha causato molte vittime e gravissimi danni a edifici nella capitale, dove sono crollati alcuni palazzi.
Un esempio, purtroppo, è la torre Dharahara, uno dei monumenti più importanti di Kathmandu, patrimonio Unesco, crollata. I soccorritori hanno estratto 250 cadaveri. La torre, conosciuta anche come Bhimsen Tower, era di nove piani ed era alta quasi 62 metri.
Le testimonianze sono drammatiche, con i residenti che hanno parlato di «distruzione ovunque» e «città sbriciolate. Altre vittime si contano nei Paesi limitrofi colpiti, come India, Bangladesh e Tibet. Alle prime luci dell’alba sono riprese le ricerche delle persone intrappolate nelle rovine degli edifici delle principali città nepalesi, ma la mancanza di mezzi pesanti, adatti a rimuovere i detriti, rende immane il lavoro dei soccorritori e riduce le speranze di trovare ancora superstiti.
I soccorritori sono al lavoro anche sull’Everest, dove una valanga provocata dal sisma ha ucciso almeno 18 persone. Tra le vittime sull’Everest anche un manager di Google responsabile per la privacy, Dan Fredinburg tra le altre cose il co-fondatore di Google Adventure, l’iniziativa che ha portato “Street View” all’estremo, facendola sbarcare in posti esotici proprio come il Monte Everest.
Tra gli alpinisti bloccati al campo base dell’Everest ce ne sono anche due di nazionalità italiana: il milanese Marco Zaffaroni e suo compagno Roberto Boscato, che stavano tentando la conquista della vetta. Dalla pagina Facebook della loro spedizione “Everest 2015 in stile gitante” le ultime comunicazioni: “Siamo bloccati al Campo Uno senza più una tenda ma ospiti delle spedizioni commerciali. Domani vedremo il da farsi, vi preghiamo però di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale”.
Un terzo italiano aveva accompagnato Zaffarono e Boscato all’Island Peak, si tratta di Luca Olivotto, che si trova al sicuro a Namche Bazar dopo essersi allontanato dal Campo Base. L’alpinista Marco Confortola, invece, è bloccato al campo base del Dhaulagiri a quota 4750 metri. “Ero in tenda quando tutto ha cominciato a muoversi. Ho subito pensato ‘speriamo che questa scossa non sia arrivata a Katmandu perché sarebbe un disastrò. Tengo duro fino a quando ha senso ma il bene più prezioso e la vita quindi quando non ha più senso si torna a casa”, ha affermato questa mattina accennando anche alle notizie che gli erano giunte di alcuni dispersi al campo base dell’Everest.