È un giorno qualunque, uno come tanti, uno di quelli che, da quel tragico ed infausto 3 maggio, trotterella tra giorni di pioggia e violente folate di primavera e che galleggia tra malinconia, rabbia, dolore ed interrogativi che rivendicano di afferrare una risposta, chiara, certa, risoluta. Tanti perché che nuotano controcorrente nella disperata e vana ricerca di riscontrare un senso a qualcosa che davvero non può e non sa essere supportato da alcuna logica e che un senso, probabilmente, non lo troverà mai.
Il pomeriggio di ieri, però, ha disegnato delle suggestioni e delle emozioni ben diverse nel cielo di Napoli. Lo stesso cielo che per 52 giorni si è vestito degli abiti, sommessi e sofferti, della speranza, per poi strapparli in mille brandelli di lacrime nel giorno più triste e buio.
Un pomeriggio all’insegna del ricordo, dell’amore, quello più sincero ed eterno, come solo quello che fonde il cuore di una madre e di un figlio sa esserlo, e soprattutto scandito da una consapevolezza, ferma ed altamente toccante, imbastita in due semplici ed eterne parole: “Ciro Vive”.
Nel cuore di Napoli, al Maschio Angioino, si è svolta la presentazione del libro che Antonella Leardi ha scritto in collaborazione con Vittoriana Abate ed edito da Grauseditore nel quale ripercorre i 52 giorni a cavallo tra il ferimento di Ciro e la sua morte, tra vari flashback legati alla vita normale di suo figlio, quindi frammenti ed aneddoti appartenenti a quella quotidianità ordinaria di un “ragazzo comune”, barbaramente ed ingiustamente sottratto alla vita. Quella vita semplice di un bravo ragazzo di Scampia, destinato a rimanere un eterno e compianto “perché?”
Il sindaco de Magistris, ha sottolineato come la scelta della location rimarchi che il lutto che ha colpito la famiglia di Ciro Esposito, in realtà, rappresenta una tragedia cittadina, quindi un evento, ideato e voluto, per rivendicare la presenza e la vicinanza di Napoli alla famiglia Esposito, oltre che il coinvolgimento, fisico ed emotivo, della città stessa, in relazione a tutto quello che è legato al nome di Ciro e che quel volto, solare e sorridente, eternamente rievocherà. De Magistris ha inoltre ripercorso i giorni del lungo e sofferto calvario di Ciro, dai primi e concitati attimi successivi all’agguato, ricordando la distorta divulgazione di notizie da parte dei media nazionali che avevano “giustificato” il ferimento del giovane tifoso napoletano come “un delitto di camorra” in virtù del fatto che Ciro fosse originario di Scampia, fino al “rimpianto” per la mancata possibilità di adempiere alla promessa che fece allo stesso Ciro, allorquando si recò al suo capezzale all’ospedale Gemelli di Roma: accogliere il suo ritorno a Napoli con una grande festa. Ma de Magistris ha soprattutto evidenziato l’encomiabile esempio di civiltà, decoro, dignità e compostezza che, fin da subito, Antonella Leardi e l’intera famiglia Esposito hanno consegnato all’Italia intera.
Quest’ultimo, così come il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, hanno ricordato il fallimento delle istituzioni capitoline che non si sono rivelate in grado di assicurare un servizio di sicurezza adeguato alla portata dell’evento, lasciando i supporter azzurri in balia di una “catastrofe annunciata”, replicando il medesimo fallimento in occasione della recente”invasione” dai parte dei tifosi olandesi nell’ambito della quale, la fontana della Barcaccia ha avuto la peggio. Fin qui, nessuno ha battuto la mano contro il petto per assumersi le proprie responsabilità, in nessuna delle due circostanza. L’impunità aleggia, ancora, sovrana lungo il cielo di Roma.
L’attore Barbato De Stefano ha arricchito quegli attimi di per sé altamente toccanti, consegnando un’emozione pura, commovente, cruda. Alla sua voce è stato infatti consegnato il tutt’altro che semplice e scontato compito di leggere alcuni passaggi tratti proprio dal libro e perfino un cuore “abituato” a recitare dei ruoli, ha voluto e saputo spogliarsi degli abiti del professionista per consentire alla voce delle emozioni di percorrere quelle parole che narravano la sofferenza che ha contraddistinto le ultime ore di vita di Ciro.
Ma, ancora una volta, sono le parole di Antonella Leardi a scrivere il messaggio d’amore in cui è scalfita “l’emozione Regina”.
Antonella spiega che questo libro rende concreta la sua scelta di trasformare il dolore in gioia. Piuttosto che chiudersi in casa e lasciarsi lavorare dal vuoto insito nel lutto, preferisce diramare rimboccarsi le maniche per piantare “germogli di pace ed amore” nell’umanità, diffondendo un messaggio rivolto ai giovani, ai bambini e finalizzato a conferire una presa di coscienza e di valori, genuini, educativi, sani, capaci di sortire quel cambiamento del quale il mondo dimostra di sentire sempre più bisogno.
“I ragazzi sono una spugna capace di assorbire tutto quello che gli viene inculcato. – Afferma Antonella Leardi nell’ambito del suo intervento – Durante questi mesi ho incontrato e ho parlato con tantissimi giovani e ho visto le loro lacrime, nelle quali ho rilevato il dolore sincero che rivendica un cambiamento, nei cuori e nelle coscienze del mondo. Avrei voluto vedere i capelli di mio figlio diventare bianchi, ma mi è stata negata questa gioia ed è questo che mi ha spinto a dare vita all’associazione che porta il nome di mio figlio, per fornire aiuto e vicinanza alle persone che soffrono e che hanno bisogno ed è questo che mi ha spinto a pubblicare questo libro che narra la storia d un ragazzo semplice raccontato da una mamma. “Ciro Vive” è un manuale di Pace.”
Un’occasione, l’ennesima che scandisce una nuova e sempre più concreta realtà: Antonella Leardi ha perso un figlio, ma, da quel tragico 3 maggio, è diventata “la mamma d’Italia”.