Su proposta del Ministro dell’Interno Alfano al Consiglio dei ministri è stata sciolta l’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta.
La decisione arriva dopo un’ inchiesta durata mesi condotta dalla Direzione investigativa Antimafia che ha riscontrato ” forme di condizionamento da parte delle locali organizzazioni criminali”.
In altre parole, infiltrazioni del clan dei casalesi nel controllo degli appalti pubblici della struttura.
Non è un mistero purtroppo che le organizzazioni mafiose provino a controllare ogni ambito della pubblica amministrazione, ma la chiusura di un’azienda del sistema sanitario nazionale ha davvero pochi precedenti in Italia.
Purtroppo la vicenda affonda le radici in un’indagine conclusasi almeno tre mesi fa, quando dieci persone furono incarcerate ed altre quattordici costrette ai domiciliari per reati che comprendevano: associazione mafiosa, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio, con l’aggravante del metodo mafioso.
Si scoprì che Michele Zagaria, un boss dei casalesi ormai condannato al 41 bis, riusciva a gestire lavori e concessione di appalti o servizi quali quelli per la tinteggiatura dell’ospedale, per le sostituzioni degli ascensori o addirittura per la gestione del bar.
Nell’elenco dei condannati agli arresti domiciliari purtroppo figurarono proprio l’ex direttore generale dell’ospedale S. Anna e S. Sebastiano, Francesco Bottino, un manager già coinvolto in un’altra inchiesta abuso d’ufficio su presunte infiltrazioni negli appalti di aziende ritenute legate alla camorra e Giuseppe Gasparin, ex direttore amministrativo ed ex sindaco di Caserta.
Incarcerato invece l’ingegnere Bartolomeo Festa, direttore dell’Unità operativa complessa di Ingegneria ospedaliera.
Dopo il provvedimento di Alfano, la struttura ospedaliera è stata affidata ad una Commissione straordinaria che ha il compito di riorganizzarla dalla base ai vertici per permetterne l’eventuale riapertura.