Tutti i mesi, tutto il mese stringi, stringi la cinghia. Le bollette, la spesa, l’assicurazione, l’affitto. Il poco che resta, se resta, è per quella pizza o quella passeggiata che hanno il compito di alleviare il peso di quel tempo che separa i primi 26 giorni dall’agognato “27”. Quella mattina, Lei, la donna di casa, l’amministratrice e rappresentante legale dell’azienda “A famigl’” si sveglia con un unico e solo pensiero: “Aggia j a post”.
L’ufficio postale, quello vicino casa, dove lavora il dirimpettaio, nonché uomo di fiducia del quartiere. Lui, che con un diploma da ragioniere, “A pigliat o post”. Colui che “ten’ a penna ‘mman’” ed ha consigliato e guidato l’apertura di un conto presso l’ufficio postale perchè, si sa, “A banc’ se magn’ e sord” e poi “Là nu cunosc’ niscun’” e se hai un problema? “Almen là ce sto io ca t’ pozz’ ra na man”. Quella mattina tutto passa in secondo piano. Il pranzo, la lavatrice, le pulizie. Il cuore è un tamburo battente che mette in silenzio mariti, figli ed anche, fortunatamente, la radio che solitamente accompagna i risvegli quotidiani di famiglia e vicinato.
Tutto è secondario e quel tutto deve essere sbrigativo, anche il vestiario della signora. “Na lavat’ e facc’” e il pigiama prende il volo. L’indumento per la notte è sostituito da quel leggins, compagno di mille avventure, che ha da tempo perso tono ed elasticità come i tessuti epidermici che deve, con tanta sofferenza, contenere. Sorte avversa anche per quella inadatta t-shirt. Troppo colorata, troppo stretta, troppo sbiadita, ma soprattutto troppo corta, nonostante gli sforzi della signora di coprire ciò che nessuno, eccezion fatta per il coniuge, dovrebbe vedere. Non c’è tempo davvero. Nemmeno per una fugace spazzolata e quindi per risolvere la situazione “M facc nu tupp e ghiesc”. I cinque minuti a disposizione sono scaduti “Ma nu poc e russett, appen appen c’ vò”.
Il tratto di strada è breve e la necessità è essere veloci e “sistimat”. Ed è qui che la calzatura d’occasione fa il suo ingresso “Mò m’ mett’ e paposc’” perchè si sa alla comodità non bisogna rinunciare “e po c’ fa, chi m’adda verè’?”
Ah, quella ciabatta! Rosa, scamosciata, con piccole stelline sbrilluccicose. La madre di tutte le comodità, soprattutto e a causa, di quel leggero rialzo sul retro perché “A sta tropp’ ‘nderr’ m’ fann’ mal’ e rin’”. Corre, corre la pantofola. E corre, corre la signora. L’intensità del passo è proporzionata alla forza con cui il pugno cinge “O burzellin’”, quella piccola cassaforte che custodisce pochi spiccioli, documento d’identità e “ A librett”*. Una custode discreta e sicura che scoraggerà, si spera, brutti ceffi e malintenzionati.
Ed eccola giunta a destinazione. Con un respiro leggermente affannato, la signora si pietrifica sulla porta dell’ufficio postale. Il movimento più che rapido della testa, da sinistra verso destra, cerca di quantificare le presenze ma, poi, il cervello ci ripensa e la mano si allunga verso il distributore dei tagliandini che scandiscono i turni di accesso agli sportelli. La presa è accompagnata da “e famm’ piglià o nummr’” mentre la coda dell’occhio va alla ricerca del ragioniere.
Lui però non c’è!
La disfatta sembra essere dietro l’angolo. Prima della resa, però, è d’obbligo una ricerca più attenta e dettagliata. Ed eccolo lì, il luogo ideale per l’appostamento. La piccola vedetta partenopea, divaricando leggermente le gambe, appoggia le mani sulle ginocchia e con il suo “Ah famm’ assettà nu poco’” si accomoda al fianco della pensionata di turno. “Vuje che nummr’ tenit’? “ è la rituale scusa per attaccare bottone e proseguire nell’ investigazione. Il finto interesse per i discorsi della vicina è accompagnato da una serie di esclamazioni, di rito ovviamente. In sequenza scorrono i vari “Over”, “We ma c’ dicit’?”, “Maronna mia”. Bieghe scuse fonetiche che hanno il compito di coprire, con il loro tono acuto, la disattenzione dello sguardo dell’interlocutrice che spia e cerca l’oggetto dell’interesse. E poi eccolo “O raggiunier”. Un guizzo atletico ed un ripetitivo “Scusat’, scusat” e la signora è già al cospetto dell’uomo di fiducia. Impresa compiuta: fine mese raggiunto e stipendio accreditato, con comodità, velocità e discrezione.
*libretto di risparmio postale accompagnato, recentemente, da carta bancomat per prelievo da sportello abilitato