Un uomo ha ucciso la moglie e la figlia di 7 anni con un’accetta, e poi ha chiamato la polizia, che lo ha arrestato per duplice omicidio.
E’ accaduto attorno alle 3 della notte scorsa in un’abitazione di via San Vito a Pordenone.
Abdelhadi Lahmar, 39enne di origine marocchina, è l’omicida. Ha telefonato al 113 dopo il tragico gesto. A sirene spiegate le volanti della polizia si sono precipitate al civico 22 di via San Vito, dove dal 2010 Lahmar viveva con la moglie, Touria Errebaibi, 30 anni, e la figlioletta Hiba.
Secondo il racconto fatto agli inquirenti, Lahmar avrebbe prima ucciso la moglie e poi la piccola. La donna sarebbe stata afferrata e spinta sul letto nella camera da letto matrimoniale, poi colpita con un’accetta per una decina di volte. Subito dopo l’uomo è andato nella cameretta dove dormiva la bimba e l’ha sgozzata nel sonno utilizzando un coltello. Coprendole successivamente il volto con un lenzuolo bianco.
Il movente dell’uxoricidio sarebbe legato al fatto che l’immigrato aveva scoperto che la moglie stava per lasciarlo. Abdelhadi era rientrato all’inizio di aprile dal Marocco, dove era rimasto cinque mesi. Qualche giorno prima del ritorno, Touria aveva chiesto di entrare in un programma di protezione grazie a un’associazione che si occupa di tutelare le donne vittime di violenza domestica. Di abusi e violenze frequenti aveva parlato con le amiche, malgrado non avesse mai presentato una denuncia alle autorità. Una settimana fa doveva entrare in una struttura protetta, giusto prima che l’uomo tornasse in Friuli. All’ultimo momento, però, l’appuntamento era saltato, ma la donna non aveva rinunciato al desiderio di indipendenza.
Così, il talamo nuziale trasformato in un mattatoio, capolinea dell’inferno familiare in cui è maturata una tragedia annunciata. Riversa supina sulle lenzuola intrise di sangue, schizzato anche sulle pareti e con una grossa macchia al centro del letto matrimoniale, Touria, in pigiama. Cinque i fendenti inferti alla donna al capo con un’accetta dall’impugnatura lunga 40 centimetri.
Nessuna ferita da difesa. Per la bimba è stata scelta un’arma differente: un grosso coltello da cucina con una lama affilata, lunga 28 centimetri, con il quale Hiba è stata sgozzata. Accetta e coltello sono stati messi sotto sequestro. Sigilli anche all’appartamento e alla Renault Clio della donna.
L’autopsia, che sarà effettuata giovedì, alle 14, all’ospedale di Pordenone dal medico legale Lucio Bomben stabilirà l’esatta sequenza del duplice omicidio.
Sul posto, gli uomini della scientifica, il medico legale, gli agenti della squadra mobile e il pm Federico Facchin. Lahmar ha seguito senza obiezioni i poliziotti in Questura, dove è rimasto per l’intera mattinata. Il suo interrogatorio di garanzia è durato un’ora.
L’uomo ha ricostruito i momenti precedenti e successivi alla tragedia, compreso il litigio con la moglie. Ma ha detto di non ricordare nulla del delitto. Quindi è stato portato in carcere a Pordenone, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.
L’accusa è di omicidio plurimo continuato e aggravato. Nella sala da pranzo la tavola era ancora apparecchiata per la cena, consumata da tutti e tre insieme intorno alle 19. Fra le 22 e le 23, dopo aver coricato la piccola, i genitori sono andati a dormire. Poi, l’ennesimo alterco, terminato in tragedia.