Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano morto lunedì scorso a 74 anni, pesumibilmente per un cancro ai polmoni, era uno degli autori più letti e amati della letteratura sudamericana moderna, e con “Le vene aperte dell’America Latina” (1971) ha raggiunto la più popolare espressione del pensiero della sinistra latinoamericana tanto che quando nell’aprile del 2009 il presidente venezuelano Hugo Chavez strinse per la prima volta la mano al Presidente americano Barack Obama, fu proprio questo il titolo che scelse di regalargli in versione inglese.
È stato giornalista, imbianchino, cassiere, ma soprattutto è stato lo scrittore che ha dato all’America Latina la voce delle rivendicazioni anti-coloniali, dai tempi dei conquistadores fino ai giorni nostri.Ha difeso i diritti degli sfruttati, degli emarginati,la sua battaglia è stata sempre dalla parte dei deboli.
Galeano aveva anche un amore sconfinato per il calcio e il suo libro “Splendori miserie del gioco del calcio”, per tutti i cronisti sportivi, è una vera e propria bibbia sportiva. Il calcio per Galeano era fonte di gioia e passione,tanto che alla domanda della giornalista tedesca Dorothee Sölle:” Come spiegherebbe a un bambino che cos’è la felicità? Non glielo spiegherei affatto, rispose. Gli darei un pallone per farlo giocare”.
Diego Armando Maradona era amico e grande estimatore di Galeano. Con queste parole il Pibe de Oro ricorda, dal proprio profilo ufficiale su Facebook, lo scrittore: “Grazie per aver lottato a centrocampo come un mediano e per aver segnato contro i potenti come un attaccante con il numero 10. Grazie anche per avermi compreso. Grazie, Eduardo Galeano: in squadra ne servono tanti come te. Mi mancherai”. Galeano aveva citato Maradona in alcune sue opere scrivendo che l’idolo delcalcio “si era trasformato in una specie di Dio sporco, il più umano degli dei, e questo spiega la venerazione universale che ha conquistato, più di qualsiasi altro giocatore. Un Dio sporco, che ci assomiglia: donnaiolo, bevitore, spericolato, irresponsabile, bugiardo, fanfarone. Però gli dei per quanto siano umani non si ritirano mai”.
Eduardo Galeano, sognatore e idealista puro, ha enunciato quello che definisce il “diritto a sognare”: «Non è incluso fra i 30 diritti umani che l’Onu proclamò nel 1948. Ma se non fosse per lui, gli altri diritti morirebbero di sete».
Ecco un estratto del suo enunciato:
«E se delirassimo per un momento? Se guardassimo oltre l’infamia per provare a indovinare un altro mondo possibile? L’aria sarà ripulita da tutto il veleno che non venga dalle paure umane e dalle umane passioni. Si inserirà nei codici penali il delitto di stupidità, commesso da coloro che vivono per possedere e guadagnare, invece che vivere per il fatto stesso di vivere. I politi non crederanno che ai poveri piace sfamarsi di promesse. I bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno bambini di strada. L’istruzione non sarà il privilegio di coloro che possono pagarla e la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla. La giustizia e la libertà, gemelle siamesi condannate a vivere separate, torneranno a unirsi, schiena contro schiena. Saremo imperfetti, perché la perfezione continuerà a essere il noioso privilegio degli dei. Ma in questo mondo semplice e fottuto saremo capaci di vivere ogni giorno come se fosse il primo e ogni notte come se fosse l’ultima».