Lucio Morrone, 53 anni, ricercato inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia, considerato a capo del gruppo criminale chiamato «Teste matte», operante per il controllo degli affari illeciti nei Quartieri Spagnoli a Napoli, è l’” arresto di lusso” avvenuto quest’oggi in terra spagnola.
Ricercato dal 2010, in virtù di una condanna a più di 4 anni di reclusione per stupefacenti, destinatario dal 2013 di un’ordinanza di custodia cautelare, con successiva condanna in primo grado a 20 anni di reclusione, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, i militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, hanno individuato il trafficante tra Malaga e Marbella, hanno catturato Morrone insieme alla Unidad Centrale Operativa della Guardia Civil, mentre l’uomo andava a ritirare denaro inviatogli da Napoli presso un’agenzia postale di Benalmadena. Al momento dell’arresto il latitante ha esibito documenti falsi nel tentativo di eludere gli investigatori, per poi palesare la sua reale identità.
L’aspetto che, tuttavia, non può passare inosservato agli occhi degli utenti più ferrati in materia calcistica è quell’”urlo di battaglia”: “Teste Matte”, la medesima dicitura che etichetta un gruppo storico, in materia di tifo organizzato, militante nella Curva A azzurra dal 1987.
Tifo e camorra: un connubio che ritorna alla ribalta.
Un sodalizio che si consolida, di anno in anno, di stagione in stagione, di partita in partita.
Così come testimoniato da Emiliano Zapata Misso, nipote dell’ex boss e oggi collaboratore di giustizia Peppe Misso, detto ‘o nasone.
Dei rapporti tra tifo e camorra riferisce proprio Emiliano Zapata: «Del gruppo della “Masseria ” facevano parte esponenti del gruppo dei Licciardi, fra i quali Ettore Bosti, figlio de ‘O Patrizio. Il gruppo denominato «Rione Sanità» è comandato da Gianluca De Marino, fratello di Ciro De Marino. Ciro De Marino è un componente del gruppo di fuoco del clan Misso. Il gruppo è costituito da alcuni ragazzi del quartiere Sanità. I Mastiffs si posizionano al centro della curva A nella parte più bassa dell’anello superiore ed a fianco a loro si mettono quelli del rione Sanità. Poi ci sono le Teste Matte e i Vecchi Lyons, che sono dei Quartieri Spagnoli, e la Masseria Cardone, di Secondigliano. Con questi ultimi c’era una forte conflittualità: dovuta non tanto a ragioni legate al tifo e al calcio, quanto alle rivalità esistenti all’esterno dello stadio. Posso testimoniare, da assiduo frequentatore della curva A che tutti questi gruppi avevano anche il potere di decidere i posti che ciascuno dei tifosi organizzati deve occupare. In particolare non è consentito a nuovi gruppi di tifosi o anche a singoli di prendere posto dove solitamente si sistemano i gruppi ultrà. I «Mastiffs» sono un gruppo che ricomprende essenzialmente tifosi del centro storico e cioè Forcella, Piazza San Gaetano, via Pietro Colletta; i capi sono Gennaro De Tommaso detto «Genny la Carogna», che è figlio di Ciro, un camorrista affiliato al clan Misso; poi Angelo Minichino che gestisce una piazza di marijuana a Forcella; Carmine Tolomelli, Michele Capuano, figlio di Tonino di Piazza San Gaetano che fu ammazzato parecchio tempo fa».
Camorra e pallone: un feeling consolidato dai tempi in cui il clan Giuliano di Forcella gestiva il monopolio delle scommesse clandestine e omaggiava Diego Armando Maradona aprendogli le porte di casa per posare in foto nella ormai celebre vasca a conchiglia dorata, a quando circolarono voci e sospetti su oscure manovre (mai dimostrate in sede giudiziaria) che fecero perdere al Napoli lo scudetto in un finale di campionato vinto poi dal Milan. “Quel matrimonio” immortalato dalle immagini che ritraevano il giovane boss dei “Capitoni” Antonio Lo Russo a bordo campo, nello stadio San Paolo, ad assistere al “famoso” match tra Napoli e Parma.
Nulla di anomalo o di ignoto, insomma.
È solo “la storia che si ripete”. Dentro e fuori dalle curve.