Le strade siciliane, oltre ad essere importanti nella vita di tutti giorni per gli abitanti dell’isola, rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’economia. E’ un dato risaputo, infatti, che le infrastrutture e l’innovazione incentivano la crescita.
Normalmente quindi, ad un miglioramento delle infrastrutture corrisponde un aumento della ricchezza di una comunità. Questo spiegherebbe perché la Sicilia è terzultima come livello di ricchezza per abitante con 16800 euro annui, seguita dalla Calabria con poco più di 16500 euro, e dalla Campania con poco più di 16300.
Se è vero che un miglioramento delle infrastrutture dà benefici all’Economia dobbiamo, per prima cosa, pensare allo stato in cui si trovano le infrastrutture, che nel caso della Sicilia, troviamo in pessime condizioni.
A confermarlo , la tragedia sfiorata in autostrada, precisamente nella Catania-Palermo. La formazione siciliana del Trapani, attesa dal derby sul campo del Catania, si apprestava a raggiungere la città etnea quando ha ceduto un viadotto poco prima del passaggio del pullman.
Si è verificato poco prima del passaggio, pochi giorni fa. Tra gli altri mezzi, il pullman del Trapani Calcio, che ha vissuto in diretta il cedimento di un tratto autostradale sulla Palermo-Catania, tra Scillato e Tremonzelli.
Il tratto interessato dal cedimento è stato chiuso da Polizia stradale ed Anas, che stanno procedendo alle necessarie verifiche tecniche Per fortuna nessun ferito. Le auto ed il pullman del Trapani Calcio sono stati bloccati, ed è stato individuato un percorso alternativo per raggiungere Catania.
Una cicatrice insomma, che spacca a metà l’autostrada Palermo-Catania per via del pilone che ha ceduto. Si stanno valutando i danni e le conseguenze del movimento in vista della possibilità di riaprire almeno una delle due carreggiate, qualora non siano state pregiudicate le condizioni di sicurezza del viadotto.
La chiusura del tratto tra Scillato e Tremonzelli, ha letteralmente diviso in due la Sicilia, perché il traffico viene deviato sulla statale 120 Caltavuturo-Cerda ,pure interessata da frane e cedimenti. I disagi sono così pesanti che l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, ha chiesto la proclamazione dello stato di emergenza. Lo stesso Pizzo è presente al sopralluogo con il professor Giovanni Tesoriere della facoltà di Ingegneria dell’Università Kore di Enna e con gli amministratori di Caltavuturo.
La Sicilia è praticamente spaccata in due. Sono in corso verifiche dopo che il movimento franoso ha coinvolto almeno tre pile del viadotto Imera, una delle quali si è inclinata determinando un forte spostamento dell’impalcato nella carreggiata in direzione Palermo.
Il fenomeno potrebbe non essersi esaurito e, pertanto bisogna tenerlo sotto controllo. L’Anas ha disposto un sistema di monitoraggio degli spostamenti della struttura per valutare anche l’eventuale interessamento della carreggiata adiacente, in direzione Palermo, che sino ad ora non appare dissestata.
L’autostrada A19, quindi, al momento rimane chiusa nel tratto compreso tra Scillato e Tremonzelli, in entrambe le direzioni. Tecnici e personale dell’Anas sono sul posto anche per garantire la gestione della viabilità. Il fenomeno franoso ha anche interessato la strada provinciale 24, nel tratto adiacente all’autostrada, che rimane anch’essa chiusa al traffico.
Un sistema stradale inadeguato costituisce un problema grave per il futuro della Sicilia, perché le imprese difficilmente troveranno conveniente rimanere o insediarsi in un territorio collegato in modo inefficiente. Ciò comporta perdita di competitività a causa di ritardi e di maggiori costi di trasporto.
Ricordiamo gli enormi disagi che colpiscono anche la gente del posto, costretta a continue deviazioni (si spera provvisorie) a causa del dissesto dei collegamenti. Auspichiamo un intervento serio, volto a ripristinare, e se possibile migliorare lo stato delle strade e dei collegamenti siciliani.
Bisognerebbe innanzitutto completare i lavori già iniziati, sospesi o in ritardo, e ammodernare o rivedere la maggior parte delle arterie. E purtroppo c’è ancora tanta strada da fare.