Massacro, mattanza, pestaggio e tortura sono termini tristemente noti per chi ha dovuto provarli sulla sua pelle: Arnaldo Cestaro, vittima della violenza inaudita perpetrata nei suoi confronti quel maledetto 21 Luglio del 2001.
Cestaro, originario di Agugliaro, aveva 61 anni quando partì con alcuni amici di Rifondazione Comunista per manifestare pacificamente a Genova.
La sera del 21 luglio aveva trovato un posto dove dormire nella scuola Diaz, insieme ad altri manifestanti, quando fu svegliato all’improvviso dalle cariche della polizia. “Fermatevi, sono un uomo vecchio e pacifico”, urlò Arnaldo ai poliziotti, che continuarono invece a colpirlo con i manganelli alla testa e sulle gambe.
“Io ero dentro la scuola Diaz, ero il più vecchio, il primo vicino alla porta, ho visto entrare la polizia in maniera criminale – racconta Cestaro – A me hanno rotto un braccio una gamba dieci costole e la testa come una palla. Ho visto ragazzi che chiamavano la mamma in italiano, tedesco, francese. Non auguro a nessuno di vedere i propri figli chiedere aiuto così. Culturalmente siamo andati indietro. Non si possono dimenticare queste cose.“
I segni di quelle violenze, per i quali fu operato d’urgenza all’ospedale di Genova e poi nuovamente al Careggi di Firenze, sono tuttora evidenti, le ferite infatti gli hanno procurato danni permanenti, con debolezza persistente del braccio e della gamba destri.
Il vice questore Michelangelo Fournier, nella deposizione davanti ai giudici, durante il processo per i fatti della Diaz, definì quell’irruzione una “macelleria messicana” e raccontò ai magistrati di aver urlato “basta!” ai poliziotti che stavano picchiando un uomo anziano. Quell’uomo anziano dai capelli bianchi, terrorizzato e sanguinante era proprio Arnaldo Cestaro.
Arnaldo Cesario ha iniziato una battaglia personale facendo ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, e pochi giorni fa, dopo 14 anni, nella sentenza della Corte di Strasburgo, i giudici hanno stabilito un risarcimento per Cestaro di 45 mila euro. La Corte ha di fatto riconosciuto che al G8, le forze dell’ordine, perpetrarono delle vere e proprie “torture”.
Appena ha saputo la notizia del ricorso vinto dai suoi legali, Cestaro ha dichiarato: “Siamo davanti ad un primo passo, ma ripensando all’orrore vissuto, mi è venuta tanta amarezza perchè la legge sulla tortura avrebbe già dovuto essere introdotta in Italia da tempo. Fummo sottoposti a reali torture. Ne porto ancora le conseguenze e penso che, se il Parlamento non agirà, il male che hanno fatto a me lo faranno ad altri” – “Non mi importa dei soldi, serve una legge che parli di tortura” aggiunge Cestaro dalla sua casa ad Agugliaro, piena di bandiere della pace, di Rifondazione e di immagini che ricordano la sua storia – “Noi vogliamo una legge che introduca il reato di tortura nel nostro Paese e che sia applicata subito, scritta nera su bianco, altrimenti non si risolve nulla: il più forte vince sempre e il più debole viene massacrato, come è successo a noi alla Diaz”.
Arnaldo Cestaro ogni anno torna a Genova sui luoghi del G8.
Amici da riabbracciare, ma anche ricordi dolorosi.
“E ogni volta penso che quello che abbiamo vissuto non deve più succedere“, dice con amarezza.